Banche Popolari e strumenti strategici di coesione: Schemi di Protezione Istituzionali (IPS) e altri possibili modelli.
Introduzione ai lavori
Corrado Sforza Fogliani
Presidente Associazione Nazionale fra le Banche Popolari
Nellaprire i lavori di questa Giornata e nel dare il più cordiale benvenuto a tutti i numerosi presenti, mi sia consentito, innanzitutto, rivolgere un particolare e sentito ringraziamento alla Banca dItalia, che ci ha voluto onorare con la sua presenza ai massimi livelli: il dott. Carmelo Barbagallo, il dott. Lanfranco Suardo e il dott. Giovan Battista Sala.
Ringraziamento che estendo, naturalmente, agli autorevoli Relatori che hanno accolto il nostro invito, il dott. Giovanni Boccuzzi, Vice Direttore Generale di Iccrea Banca SpA, ed il dott. Mario Sartori, Direttore Generale di Cassa Centrale Banca, unitamente al team di esperti della società di consulenza KPMG che ci raggiungeranno per la sessione pomeridiana.
Non voglio sottrarre tempo agli illustri Relatori: mi preme però sottolineare che quella che oggi ci vedrà impegnati non vuole rappresentare una dotta ma astratta dissertazione, sibbene un momento di approfondimento operativo, di confronto e di condivisione sulle possibili opzioni strategiche che le Banche popolari sono oggi chiamate a valutare per fronteggiare le sfide poste dal mutato ambiente di riferimento.
Come sapete, si assiste ad un deterioramento del contesto macro economico e di mercato; alle difficoltà congiunturali si affianca una regolamentazione finanziaria che, nellultimo decennio, ha stabilito parametri normativi e di supervisione sempre più stringenti, che rendono complesso, specie per banche delle nostre dimensioni, mantenere la propria competitività.
In tale situazione, affinché le Banche popolari continuino a rivestire al meglio il loro ruolo, si ritiene utile unattenta valutazione, auspicabilmente a livello di sistema, delle possibili iniziative idonee a rafforzare la loro solidità e, in conseguenza, la capacità di sostenere leconomia reale.
Del resto, la storia ultracentenaria del Credito Popolare come ci siamo detti celebrando in Parlamento la ricorrenza della costituzione della nostra Associazione testimonia la longevità e, dunque, la validità dellattuale modello, così come la innegabile capacità delle Banche popolari di rinnovarsi senza snaturarsi, in coerenza con la propria identità cooperativa, oggi più che mai sentita. Né questa loro caratteristica può essere sminuita definendo le azioni delle stesse illiquide per il solo fatto che le Banche vogliono preservare e difendere il prezzo fissato dalle assemblee (se i soci fossero disponibili a vendere a prezzo scontato dei ribassi dei corsi borsistici, quelle azioni si accaserebbero ben presto). Tanto più che la eventuale illiquidità (vera o falsa che sia) non va comunque confusa con la non solvibilità. E neppure, del resto, è da dimenticarsi il fatto che in tempi normali, non condizionati dal pensiero unico e dal suo interesse a distruggere le banche locali in funzione del capitale straniero queste ultime hanno sempre saputo, nell800 come nel secolo scorso, autocapitalizzarsi da sé sole, ricorrendo quindi esclusivamente al capitale della loro compagine sociale.
Valori solidaristici e dinamica economica sono entrambi una costante delle Banche Popolari: la sussidiarietà e la mutualità da sempre ne accompagnano lesperienza. Così come il perseguimento della loro precipua funzione sociale di sostegno e sviluppo delle piccole e medie imprese, tessuto connettivo del Paese, nei territori di insediamento.
Sono valori quanto mai attuali ed è prevedibile che permangano tali anche nel futuro poiché sono alla base di quei comportamenti virtuosi che proprio oggi si invocano come rimedio contro la perdurante crisi finanziaria.
Uno sguardo alleconomia reale ci pone, infatti, di fronte ad una moltitudine di piccole e medie imprese che hanno difficoltà di accesso al credito (specie, proprio, nei territori che non hanno saputo conservarsi una banca locale) ma che sono dotate di ricchezza di idee e di capacità di sviluppo, che possono essere sostenute solo con una particolare conoscenza del territorio, che richiede tradizione e competenza.
La giornata di oggi, dunque che si svolge in un momento nel quale certa classe politica cerca di accreditarsi addirittura vantandosi di aver tassato le banche, neppure capendo che non esistono le banche sibbene i loro soci, i loro clienti e i loro depositanti, cioè: i risparmiatori vuole fornire una panoramica, la più completa possibile, di tutti gli scenari percorribili per le Banche popolari, con ciò raccogliendo in particolare anche lo stimolo e le indicazioni, provenienti dal Governatore della Banca dItalia nella Relazione annuale 2018, a proposito degli schemi di protezione istituzionale, che per la loro specificità richiedono comunque decisioni che dipendono solo ed esclusivamente dalle singole banche e dalle autonome scelte delle stesse. Mentre è dobbligo sottolineare che anche lattesa di quando decideranno la Corte di giustizia europea e il Consiglio di Stato nel noto contenzioso, non è ininfluente.
I lavori, cui invito tutti a prendere parte attiva, si articoleranno in due sessioni: in quella mattutina il dott. Giovanni Boccuzzi ed il dott. Mario Sartori, quali esperti della materia, anche per averla consentitemi sperimentata sul campo, svolgeranno due interventi: il primo, sugli IPS, sui quali, come sapete, lAssociazione ha già prodotto due documenti di approfondimento; il secondo, sul Gruppo Bancario Cooperativo nella sua pratica declinazione.
Nel pomeriggio si terrà poi la presentazione della società KPMG, alla quale lAssociazione ha richiesto di prospettare un quadro di sintesi di tutti i possibili scenari evolutivi per la nostra Categoria, ivi compreso quello della creazione di una o più holding cooperative.
Nel rinnovare i miei ringraziamenti a tutti i presenti, mi sia però permesso riandare prima di aprire i lavori dando la parola al dott. Boccuzzi al discorso che ebbe a pronunciare il 23 maggio 1930, allassemblea della Confederazione generale bancaria, il presidente on. Giuseppe Bianchini, nonché a quanto ebbe a scrivere nello stesso anno sulla sua rivista La Riforma Sociale Luigi Einaudi, non a caso comè noto, stato anche, dal 1945 e fino alla sua nomina nel 4° Governo De Gasperi, Governatore della Banca dItalia, quindi ministro del Bilancio e vicepresidente del Consiglio oltre che Costituente.
In un periodo caratterizzato da infortuni bancari, il Presidente Bianchini (stato poi anche Sottosegretario al Tesoro), disse dunque Il nostro Paese ha proprie tradizioni e bisogni, corrispondenti anche a particolari situazioni regionali, che sarebbe dannoso di turbare. Banche buone, anzi ottime, si trovano fra le banche regionali e le popolari: enti che svolgono una attività preziosa pel soddisfacimento dei bisogni locali e pel credito, tanto necessario e difficile, del piccolo e medio commercio. Limportante è che una banca, grande o piccola, sia bene amministrata; quando questa condizione sia soddisfatta, qualsiasi banca di qualsiasi categoria, può stare sicura che la sua attività sarà non solo rispettata, ma incoraggiata e protetta.
Dal canto suo Luigi Einaudi dopo aver ironicamente criticato la mania universale. dei giganti (pare dessere oggi!) e aver aggiunto che spropositi e malanni possono essere commessi da piccoli e grandi banchieri metteva in guardia dal ritenersi sempre e comunque le concentrazioni come fattori di progresso. (Lo sono) fino ad un certo punto spiegava Einaudi sino a quando esse non frappongono ostacoli allazione dei fattori altrettanto necessari della lotta, della rivalità, della concorrenza, sottolineando subito la funzione delle banche di territorio col dire che le grosse banche sono solite pompare i risparmi locali collofferta di interessi allettanti per riversarli alla sede centrale, così da impiegare i depositi dove è economicamente conveniente, nel modo più remunerativo e sicuro. Parole sante, per unItalia che sembra vieppiù forzosamente incamminata verso una situazione bancaria oligopolistica e controllata da capitale straniero.