Banca di Piacenza - Homepage
Salta al menu istituzionale
Salta al menu principale
Salta al contenuto
Salta al menu di sezione
Salta al menu footer
Salta alle informazioni legali
versione: [alto contrasto] [standard] | dimensione carattere: [A] [A+] [A++]
 
  • Chi siamo
  • Dove siamo
  • Contatti
  • About us
  • Info societarie
  • acf consob
  • Mappa autovelox
cerca
Cerca nel sito
Dove siamo
  • Servizi online 
    • PCBANK FAMILY
    • PCBANK IMPRESA
    • TEMPOREALE LIGHT
    • TESO WEB
    • Apri ContOnline
 
 
Logo Banca di Piacenza Banca di Piacenza
Logo Facebook
Logo Twitter
Logo Vimeo
Logo Instagram
 
  • comunicati, interviste e articoli
  • prossimi eventi
  • resoconto eventi
  • BANCAflash
 
 

Antonello da Messina (o Antonio de Antoni, o degli Antoni) lasciò nel 1474 la Sicilia – ritiene oggi la critica più affermata e più autorevole – per Venezia, dove rimase per poco più di un anno, dal novembre di quell’anno. Aveva 44 anni. Morirà – ritornato a Messina, probabilmente già con la peste addosso – di lì a poco, nel ’79. Giovanissimo, neanche cinquant’anni (Vasari).
A Venezia, “maistro Antonelo depentor” (“uno pictore ceciliano”, “Antonello messaneus”: Villa) realizzò più di 20 opere, le sue migliori. Il periodo di Venezia fu per lui, in effetti, un periodo di grazia, il più ispirato del suo intero percorso artistico (“Fu il palcoscenico di Venezia a consentire all’artista di affermarsi come uno dei geni assoluti del Quattrocento italiano”: Lucco). E a Venezia Antonello dipinse l’ “Ecco l’uomo” (San Giovanni XIX, 5) piacentino, certo il più bello dei sei che il messinese realizzò (quello di Genova–Palazzo Spinola, i due di New York–Metropolitan e un privato, quello del Louvre, quello già in Polonia oltre a quello di Piacenza-San Lazzaro). Il nostro grande Cardinal Giulio Alberoni  acquistò il suo a Roma senza neanche saperlo (aveva comperato il Palazzo ai Due Angeli Custodi con tutte le suppellettili che c’erano dentro, sorgeva dove oggi insiste – demolito il Palazzo – Corso del Tritone) e lo portò a Piacenza nel 1761 (cfr. Bancaflash n. 6/’20) perché era andato invenduto in una grande asta disposta dal porporato per finanziare la costruzione del Collegio.
Questa pubblicazione – che si avvale dell’apporto prezioso di uno studioso come Alessandro Malinverni, ben noto a piacentini e non – viene edita in occasione del quarto viaggio del quadro nella nostra terra (prima del nostro tempo: nel 1902, nel 1903 e nel 1924) e a parte quelli fuori Piacenza per insigni mostre o esposizioni – un viaggio, si diceva, che l’opera compie per essere vista in ostensione, e in mostra virtuale con la Signora del Klimt alla Ricci Oddi, se si tiene conto che Collegio Alberoni e Banca hanno pensato a questo evento proprio, in un triste periodo come questo,  per ricreare gli animi con la bellezza, per offrire a tutti la preziosissima grandezza delle due più belle, ineguagliabili opere che Piacenza (ora) diligentemente conserva.
Auguriamoci che l’evento virtuale di cui s’è detto – per il quale la Banca, per ciò che si riferisce all’Antonello, ringrazia l’Opera Pia Alberoni e il Ministero dei Beni culturali, che ci hanno permesso di ostenderlo – riesca nello scopo per il quale l’evento in parola è stato concepito e voluto: rendere omaggio a chi abita, e a chi ama, la nostra terra.

Corrado Sforza Fogliani
presidente esecutivo Banca di Piacenza

L’ECCE HOMO E’ GIA’ A PALAZZO GALLI

Questa mattina - nella massima sicurezza - si sono svolte le operazioni di trasferimento dell’Ecce Homo dal Collegio Alberoni (resosi necessario per i lavori di sistemazione dell’appartamento del cardinale) al caveau della Banca di Piacenza, per essere poi esposto a Palazzo Galli, con inaugurazione sabato 28 novembre in diretta streaming.
Il capolavoro di Antonello da Messina è stato collocato in un locale dove sono state ricreate le condizioni di umidità e temperatura ideali per la conservazione della preziosissima tavoletta. L’operazione è stata condotta dalla restauratrice Francesca De Vita del Laboratorio Alef. Erano presenti il presidente dell’Opera Pia Alberoni Giorgio Braghieri e il presidente esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani.
Francesca De Vita ha spiegato ai due presidenti alcuni risultati delle ricerche compiute dal Cnr sul “Cristo alla colonna”, rivelando tra l’altro che sono state trovate due impronte digitali, forse di Antonello da Messina o di qualcun altro, che evidentemente voleva verificare se il dipinto era asciutto.
La sicurezza è stata garantita dagli uomini della Sicuritalia-Ivri, il trasporto curato dalla ditta Open Care.

L'Ecce Homo in partenza verso il cuore di Piacenza.
Clicca qui per guardare il video

                                                           

 

AGGIORNAMENTI SULL’AUTUNNO CULTURALE
DELLA BANCA DI PIACENZA

OSTENSIONE ECCE HOMO DI ANTONELLO DA MESSINA
29 novembre-8 dicembre 2020 – Palazzo Galli, Salone dei depositanti

20 manifestazioni collaterali nei giorni dell’evento che - insieme all’esposizione del Klimt organizzata dalla Galleria Ricci Oddi - rilancerà culturalmente Piacenza

Un grande evento è in programma nella nostra città a Palazzo Galli promosso dalla Banca di Piacenza e dal Collegio/Opera Pia Alberoni. Nel Salone dei depositanti - da domenica 29 novembre a martedì 8 dicembre, festa dell’Immacolata - Ostensione dell’Ecce Homo, capolavoro di Antonello da Messina (orario di visita, 10-19). E’ la prima volta che la piccola e preziosa tavoletta raffigurante Cristo legato alla colonna dai soldati romani (1475) può essere ammirato, a Piacenza, al di fuori del Collegio. L’inaugurazione si terrà alle 16,30 di sabato 28 novembre (giorno culturalmente da ricordare: alle 10, infatti, vi sarà il taglio del nastro per l’esposizione del Klimt organizzata dalla Galleria Ricci Oddi). Parlerà il prof. Giovanni Carlo Federico Villa, storico dell’arte e grande esperto del principale pittore siciliano del ‘400 di cui ha curato la mostra tenutasi di recente a Palazzo Reale di Milano. Il giorno precedente - venerdì 27 - sempre a Palazzo Galli (ore 18, in Sala Fioruzzi), inaugurazione della mostra dedicata alle 33 opere di Francesco Ghittoni, recentemente acquistate dalla Banca, con l’intervento di Vittorio Sgarbi.
Un complesso di 20 manifestazioni collaterali (programma a parte) - fra cui l’apertura della Salita al Pordenone, un concerto in Santa Maria di Campagna, un reading teatrale, la presentazione di un libro sull’Ecce Homo, l’apertura a San Lazzaro della Sala degli Arazzi e della collezione dell’Alberoni, la Salita alla terrazza panoramica della Banca e due concorsi, uno di pittura e uno fotografico - faranno da corona all’evento Ecce Homo che, insieme all’inaugurazione del Klimt, rilancerà Piacenza in una serie di manifestazioni che non ha precedenti. Gli incontri - tutti a ingresso libero con prenotazione obbligatoria - si svolgeranno nell’osservanza della normativa sull’emergenza sanitaria. Le istruzioni relative saranno presenti sul sito della Banca (www.bancadipiacenza.it), dove si potrà apprendere se le manifestazioni si svolgeranno in presenza oppure no.
Media partners, il settimanale diocesano “il Nuovo Giornale” e Radio Sound.
L’evento non beneficia di contributi pubblici né della comunità.

Piacenza, 4 novembre 2020.

 

Il logo e la fede

 

Programma scientifico

 

“… e consegnò Gesù”

Antonello e Piacenza, indagini sull’Ecce Homo

Un Progetto di Giovanni C.F. Villa

Nel 1735 Giulio Alberoni redige l’inventario dei beni presenti nel suo palazzo: al numero 260 compare un Ecce Homo. Incerte le vicende precedenti, dalla morte del cardinale la tavola è rimasta nel collegio piacentino da lui fondato. È un capolavoro con pochi eguali, non solo nella produzione del suo artefice, De Antonio Antonello, da Messina, Antonellus messanensis nell’autografia: l’evidenza della raggiunta capacità di utilizzo di tutti gli elementi prospettici e stereometrici, a cominciare dalle ombre della corda sul petto e sulla clavicola, l’intensità delle lacrime e la cura nella definizione dei capelli e la loro distinzione rispetto alla barba ne fanno una tappa quanto mai esemplare di un tema su cui Antonello ha lavorato per molti anni.
L’eccezionale possibilità di esporre per un breve periodo l’opera, a Piacenza, negli aulici ambienti di Palazzo Galli, consente finalmente di poter sviluppare un’ampia e completa riflessione visiva su di un soggetto centrale per l’arte del grande messinese, che in esso trova il compimento di ogni riflessione sul sacro e sul tema del ritratto. Gettando i prodromi di una stagione artistica che muterà per sempre l’arte europea.
Si ipotizza dunque di presentare l’Ecce Homo dell’Opera Pia in una lettura che, sviluppata in una chiave narrativa e didattica, evidenzi al visitatore contemporaneo il senso profondo della ricerca antonelliana e il ruolo che un’immagine come quella del Cristo alla colonna aveva per il fedele del tempo, così da scandagliare e esemplarmente rappresentare il grande retaggio del messinese nella cultura sacra e artistica italiana e del suo apporto a quella europea. Nello sviluppo di questo soggetto Antonello evidenziando ogni tappa della sua formazione in quel grande crogiolo, e luogo d’incontro di diverse civiltà, che è stato un tempo il bacino del Mediterraneo: dalle suggestioni della pittura catalana, valenzana e provenzale al filtro di esse tramite le esperienze napoletane e veneziane.
Saranno così presentate in serie tutte le opere che Antonello compie sul tema del Cristo flagellato, leggendone l’avventura umana e figurativa come una sequela di occasioni e di incontri che hanno portato l’artista da pittore, pur notevole, di una parte marginale d’Europa, legata al substrato gotico iberico-provenzale, a pittore che via via sia avvicina all’esperienza della spazialità italiana; e riesce, per le misteriose vie della poesia, a trovare un miracoloso equilibrio tra una visione di sintesi che coglie, della figurazione, soltanto i fatti altamente significativi, ed un amore del dettaglio minimo, apparentemente non importante o immotivato, ma capace di scavare nella profondità della visione, evidenziandone aspetti di una modernità balenante, di vivezza straordinaria. Per giungere infine, in modo del tutto originale, a un’estrema sintesi linguistica che può davvero definirsi nazionale ed europea. Questo grazie ad una mirabile capacità di assimilare, fondere e riproporre le più significative e disparate tendenze della sua epoca, talento straordinario che lo mette in luce quale precoce emblema di ciò che verrà poi riconosciuto come modello dell’uomo nuovo rinascimentale.
La mostra, indagando l’affermarsi di uno dei geni assoluti dell’arte mondiale, si propone di ricostruire compiutamente la figura di Antonello proponendo, in scansione cronologica, la tematica dell’Ecce Homo. Principiando dal Cristo in pietà che appare sul recto della “pace” del Museo Regionale di Messina, l’immagine preliminare della serie su cui Antonello lavorerà fino alla fine: tanto per la corda al collo quanto per l’attitudine del volto a sollecitare l’emozione del fedele. Da questa si passerà alla tavoletta Wildenstein, esemplare delle forme della devotio moderna diffusa a metà Quattrocento, proponendo il duplice tema della passione di Cristo e della flagellazione del santo eremita nel deserto, illustrando così la propria personale pietà e prossimità al dolore del Redentore. Qui sviluppandosi due caratteristiche precipue, nell’analisi di Cristo da parte di Antonello: la lieve torsione del corpo e l’attitudine dello sguardo, rivolto al fedele. Elemento centrale è poi l’accentuazione dei tratti più coinvolgenti, e patetici: dai capelli sudati agli occhi semichiusi, dalle gocce di sangue alla bocca ansimante. Tratti che torneranno nella successiva sequenza di Ecce homo antonelliani, senza equivalenti presso altri pittori. Da quello di New York, una delle prove ormai compiute del tema, con la leggera rotazione del busto, il distacco spaziale della corona di spine, l’attenzione per le gocce di sudore e di sangue, la bocca socchiusa: l’indicazione dei temi patetici che poi giungeranno all’acme nelle Pietà legate ai dialoghi veneziani passando per la tavola integra e perfetta del Louvre, esemplare dell’ultima produzione di Antonello e basata su di un cartone replica esatta della Pietà del Prado, poiché le due teste di Cristo sono perfettamente sovrapponibili, e la variante unica è data dagli occhi, qui aperti e dolenti, là chiusi nella morte fisica. Un’opera, quella nel museo francese, che per il patetismo portato al limite estremo, la qualità espressiva e la lucentezza, l’estrema finezza nei singoli dettagli, l’analisi luministica è certamente di un Antonello a un livello espressivo stupefacente. E che consentirà a Piacenza di presentare anche il Cristo morto del Correr di Venezia e quello del Prado, caratterizzati da una qualità eccelsa del paesaggio, l’effetto prospettico, l’osservazione minuta della realtà che esaltano ulteriormente la definizione anatomica. Mentre l’effetto del corpo morto, in particolare nella mano abbandonata, e l’espressione dell’angelo evidenziano una definizione del sentimento pietoso di commovente emotività. Qui Antonello è davvero il pittore “non umano” che il figlio Jacobello volle ricordare nella sua unica opera firmata a noi pervenuta, siglandola “filius non umani pictoris”.
Un racconto per immagini che sarà sviluppato in parte nel Salone depositanti, ove si ipotizza di collocare il colophon e le riproduzioni in grande formato delle tavole di Venezia e Madrid a fare da preludio, insieme alle gigantografie degli sguardi degli Ecce Homo, ma anche conclusione alla visita della mostra concentrata tutta nell’ambiente di Sala Raineri, così da garantire tanto un giusto distanziamento dei visitatori, quando una visione intima e privata di un tema da inginocchiatoio.
L’andamento espositivo – la cui bozza progettuale si presenta in allegato – immagina un primo ambiente ove, accanto ai testi esplicativi, via sia la riproduzione in alta qualità, su idoneo supporto e in scala 1:1, di tutti gli Ecce Homo di Antonello da Messina, come da elenco in calce, e la presenza di breve video che, in dissolvenza, evidenzi e racconti il rapporto degli uni con gli altri e la scelta del pittore di utilizzare sempre i medesimi due tipi umani. Da questo primo ambiente sarà già possibile osservare in infilata prospettica un secondo ambiente creato a offrire la suggestione della flagellazione del Cristo alla colonna, dunque definendo una sorta di cannocchiale visivo borrominiano che ha la sua fuga sul Cristo dell’Opera Pia. Un ambiente le cui pareti saranno color porpora, seguendo così il racconto evangelico, con un restringimento finale offerto da pannelli che, come quinte teatrali a simulare colonne, condurranno visivamente il visitatore ad ammirare la tavola antonelliana, in una visione la cui intimità e suggestione è ulteriormente offerta dal soffitto a lacunari. In quest’ambiente, assai controllato da un punto di vista illuminotecnico (oscurando le lunette con una semplice pellicola posta sul lato della sala Raineri), il solo elemento visivo oltre all’opera sarà un prespaziato posto sulla parete che fa da prima fuga visiva per chi entra in salone, percepibile dunque prima e dopo aver visto l'opera: “e consegnò Gesù, dopo averlo fatto flagellare, affinché fosse crocifisso” (Marco 15, 15), il passo intorno a cui si muove tutta la riflessione antonelliana.

Elenco delle opere riprodotte e presentate in mostra:

Cristo in pietà (recto) e Madonna con il Bambino benedicente e un francescano in adorazione (verso), 1463 circa, tempera grassa su tavola 15x10,7 cm, Messina, Museo Regionale, inventario 6723
Ecce Homo (recto) e San Girolamo in eremo (verso), 1463-1465, tempera grassa su tavola 19,5x14,3 cm, collezione privata, già New York, Wildenstein &Co.
Ecce Homo, 1468-1470, olio su tavola di pioppo, 40x33 cm, Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, firmato al centro del parapetto, in un cartellino: “antonellus messaneus/ me pinxit”
Ecce Homo, 1470, tempera e olio su tavola di pioppo 42,5x30,5 cm, New York, The Metropolitan Museum of Art, inv. 32.100. 82, firmato al centro del parapetto, in un cartellino solo parzialmente leggibile: “antonellus mess.n[…] me pin[…]”
Ecce Homo, 1475, olio su tavola (rovere?), 48,5x38 cm (la parte dipinta 43x32,4 cm), Piacenza, Collegio Alberoni, firmato e datato sul cartellino sul parapetto: “.1.4.7.V/ Antonellus messaneus me/ pinxit”
Cristo alla colonna, 1478 circa, olio su tavola, 29,8x21 cm, Paris, Musée du Louvre, inv. R. F. 1992-10
Cristo morto sorretto da tre angeli, 1476-1477, olio su tavola di pioppo, 115x85,5 cm, Venezia, Museo Correr, inv. 42
Cristo morto sorretto da un angelo, 1477-1478, olio su tavola di pioppo nero, 74x51 cm, Madrid, Museo Nacional del Prado, inv. 3092

Giovanni C.F. Villa

Professore associato di Storia dell'Arte Moderna
Università degli Studi di Bergamo
Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione
Componente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici - Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo
Componente del Comitato scientifico del Castello del Buonconsiglio, Monumenti e collezioni provinciali di Trento
Professore di Museologia e Museografia alla Scuola di specializzazione in Beni storico-artistici - Università di Udine

Caricatura del Cardinale Alberoni

Il colpo di Sforza e Braghieri

 

 

 

  • Cookie Settings
  • Trasparenza
  • Privacy
  • SICUREZZA ON LINE
  • I nostri link
  • Numeri utili
  • Scheda di opinione
  •  Mappa del sito
Logo Banca di Piacenza Disponibile su AppGallery  Disponibile su Google Play  Disponibile su App Store
Video
Banca di Piacenza soc. coop. per azioni
Sede centrale e Direzione generale Via Mazzini, 20 - 29121 Piacenza
P. IVA 00144060332
© Tutti i diritti riservati - Libera la riproduzione, citando la fonte
 
Torna all'inizio