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L’origine laica del welfare emiliano
ha festeggiato i 150 anni con un libro

Presentato al PalabancaEventi, per iniziativa dell’Associazione Piacenza Città Primogenita, il volume che racconta la storia del “Patronato pei figli del Popolo di Modena”, nato per volontà della classe dirigente liberale

Educare ad una vita laboriosa, liberale ed onesta. È il titolo del volume presentato al PalabancaEventi (Sala Panini) per iniziativa dell’Associazione Piacenza Città Primogenita, in collaborazione con Banca di Piacenza, ed è il senso della mission che il “Patronato pei Figli del Popolo di Modena” ha perseguito fin dalle sue origini (lo scorso anno ha celebrato i 150 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1874). Un anniversario festeggiato con l’uscita della citata pubblicazione per i tipi della Compagnia editoriale Aliberti e frutto del lavoro dei ricercatori Mirco Carrattieri e Francesco Gherardi che hanno attinto dal ricchissimo Archivio del Patronato (valorizzato dall’archivista Laura Niero) e limitato il periodo preso in esame dal libro ai primi 50 anni di vita dell’ente, con il proposito di proseguire il racconto con altre pubblicazioni.
Dopo il saluto del presidente di Piacenza Città Primogenita Danilo Anelli, che ha ringraziato la Banca di Piacenza per l’ospitalità e ha espresso soddisfazione per aver avviato una collaborazione con il Patronato modenese, ha preso la parola il presidente dello stesso Andrea Manzotti che ha rivolto un pensiero a Corrado Sforza Fogliani, rivolto un saluto alla moglie Maria Antonietta De Micheli, presente in sala, e ricordato il legame stabilito con la filiale aperta recentemente a Modena dal popolare Istituto di credito. «La storia del Patronato - ha sottolineato il dott. Manzotti - affonda le sue radici nell’humus risorgimentale. Una storia di mecenatismo che ci porta all’origine del welfare emiliano che nacque nell’Italia post-unitaria e frutto della classe dirigente liberale (che qualche anno prima, nel 1863, aveva dato vita alla Società Operaia di Mutuo Soccorso). Ed è una storia di benefattori: sia modenesi facoltosi che facevano elargizioni e lasciti, sia cittadini comuni che rispondevano alle iniziative di sottoscrizione, la più nota delle quali è la tombola di San Geminiano, patrono della città emiliana». Il presidente del Patronato (nato per rispondere all’emergenza educativa dell’infanzia povera e spesso abbandonata) ha quindi ricordato che oggi l’ente (fusosi nel 1988 con la Fondazione San Paolo e San Geminiano) è diventato Asp (Azienda servizi alla persona) e accoglie nelle sue tre comunità semiresidenziali 80 ragazzi di età comprese tra gli 11 e i 21 anni, tutti inviati dai Servizi sociali del Comune di Modena e tutti con situazioni di disagio proprie e delle proprie famiglie.
Francesco Gherardi - uno degli autori - ha posto l’accento sull’originaria «matrice laica» del Patronato, una «laicità risorgimentale che si scontrava con i vertici ecclesiastici». Oggi è, come visto, un ente pubblico perché la città, che ha sempre avuto un forte legame con il Patronato, se ne è fatta carico.
L’archivista Laura Niero ha dal canto suo illustrato l’attività originaria dell’organizzazione: rispondere al problema dei bimbi abbandonati e orfani («un problema allora di sicurezza, perché questi ragazzini vivevano per strada rubacchiando») offrendo, oltre che ospitalità, la possibilità di una formazione che li portasse a diventare persone in grado di badare a se stesse. «E molti ce l’hanno fatta».

21.1.’25

 

Francesco Gherardi, Andrea Manzotti, Laura Niero

 

L'intervento di Danilo Anelli, presidente dell'Associazione Piacenza Città Promogenita

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