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«IL LIBRO SULLE VESTIGIA FARNESIANE FA CAPIRE AI PIACENTINI
CHE PIACENZA HA UNA STORIA CHE VA ONORATA»

Palazzo Galli: pubblico in tre sale per la presentazione del volume di Renato Passerini

Pubblico delle grandi occasioni a Palazzo Galli (ospitato in tre sale: la Panini con la Verdi e la Casaroli videocollegate) per la presentazione del volume di Renato Passerini “Vestigia farnesiane. Luci e ombre della grande bellezza piacentina” (edizioni Tip.Le.Co), stampato con il contributo della Banca di Piacenza. Nel portare il saluto dell’Istituto di credito, il presidente del Comitato esecutivo Corrado Sforza Fogliani ha definito il libro «prezioso», perché grazie alla curiosità giornalistica dell’autore «mette insieme tante notizie, anche piccole, non conosciute ai più». L’opera - ha spiegato Marco Horak, che ha coordinato i lavori - raccoglie gli articoli realizzati da Passerini per il quotidiano online Il Piacenza in occasione dell’importante convegno internazionale che si è svolto lo scorso anno a Piacenza (organizzato da Comune e Istituto Araldico Genealogico Italiano) per celebrare il 460esimo anniversario della posa della prima pietra per la costruzione di Palazzo Farnese (11 dicembre 1558). Tra questi articoli, che hanno avuto condivisioni da primato, anche una sintesi di quanto pubblicato dal quotidiano La Cronaca in occasione del convegno farnesiano promosso dalla Banca di Piacenza nel 2007, i cui temi sono stati recentemente ripresi nell’ambito delle manifestazioni collaterali all’edizione natalizia della Salita al Pordenone.
Dopo i saluti dell’Amministrazione comunale portati dal vicesindaco Elena Baio e dall’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi, alcuni dei relatori del convegno di studi del 2018 hanno idealmente sfogliato le pagine del libro per riassumerne i contenuti. Lo studioso Giorgio Eremo ha raccontato alcune curiosità legate ai Farnese e al suo Palazzo (da lì provengono le colonne di granito che sorreggono la Madonna di piazza Duomo e la Lupa capitolina di barriera Roma), che nei secoli ha subito parecchie spoliazioni (citati gli splendidi camini). Il gen. Eugenio Gentile, che tanta parte ha avuto nella valorizzazione delle mura farnesiane e del castello fatto costruire da Pier Luigi, prima come direttore dell’Arsenale - al cui interno si trovano i resti del castello - e poi come presidente dell’Ente per il restauro di Palazzo Farnese, attraverso alcune fotografie ha denunciato lo stato di degrado di molte parti civiche delle mura farnesiane. Sporcizia, parcheggi selvaggi, addirittura garage di un palazzo costruiti sotto le mura stesse. «Dov’è il senso civico», si è domandato il gen. Gentile, e «dov’era la Sovrintendenza?», si è chiesto il dott. Horak riferendosi alle autorimesse.
Il conte Pier Felice degli Uberti, presidente dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano, ha avuto parole di elogio per il gran lavoro fatto da Renato Passerini, che amplificando i lavori del convegno dello scorso anno «ha fatto capire ai piacentini che Piacenza ha una storia che va onorata». Stefano Pronti ha invece raccontato lo sviluppo della città nei secoli, mostrando una carrellata di immagini tratte dal suo volume “Piacenza dall’alto” e ponendo l’attenzione sull’importanza degli insediamenti farnesiani.
Prima di passare la parola a Renato Passerini, Marco Horak ha letto un messaggio di Pierluigi Magnaschi: “Il mio grande amico Renato ha scritto il direttore di Italia Oggi - in questa sua fatica molto ben riuscita non è venuto meno al principio che ci ispirava quando, studenti del Gioia, realizzavamo il giornale studentesco La Squola, promosso da Corrado Sforza Fogliani: non annoiare”. L’autore, concludendo i lavori, ha ringraziato gli studiosi per il prezioso contributo che hanno dato al libro, il fotografo Oreste Grana, il Polo di Mantenimento Pesante e la Banca di Piacenza per la collaborazione e ha ripreso una richiesta ricevuta da alcuni lettori: «ll dipinto del Castello farnesiano del Massari, divenuto di proprietà del Credit Agricole, è ora a Parma. L’Amministrazione comunale non potrebbe chiederne l’affido per collocarlo al Museo del Risorgimento di Palazzo Farnese o, almeno, il ritorno nella sua sede d’origine in via Poggiali?».

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