«TRENTACINQUE STORIE DI BANCHIERI PER BENE»
«In Banca, sono entrato da debitore. Giovanissimo, poco più che ventenne (non ero ancora laureato) avevo firmato per avallo una cambiale di un mio amico di scuola che aveva deciso di metter su un negozio per la vendita di elettrodomestici. Gli andò male, però, e fui convocato dalla Banca perché onorassi (a quei tempi, si diceva così) la firma. I soldi, naturalmente, non li avevo (la cifra, non era modesta: sul milione). Parlai allora con mio papà, che mi disse di stare attento, che anche le cose buone e generose vanno fatte con giudizio, e mi diede il necessario. Varcai così la soglia della Banca di Piacenza e andai direttamente da chi mi aveva per telefono convocato, dal Consigliere Delegato (un anziano assicuratore un notabile della città, il rag. Alvise Gruzza che si dedicava allistituto con la passione generosa che caratterizza gli Amministratori delle banche locali). Saldai il debito, ma lAmministratore della banca mi consigliò anche di sottoscrivere qualche azione, di diventare socio. Ciò che feci dopo qualche tempo perché si trattava appunto di una banca di territorio... Diventai, dunque, socio e cliente di una banca locale: che mi era congeniale, della mia terra sono sempre stato appassionato, e innamorato...».
Così inizia lautobiografia scritta dal presidente di Assopopolari Corrado Sforza Fogliani per il libro Banchieri (Aragno editore) di Beppe Ghisolfi, giornalista, presidente della Cassa di Risparmio di Fossano, vicepresidente dellAcri e consigliere Abi, che ieri ha presentato il volume a Palazzo Galli della Banca di Piacenza in colloquio con lo stesso Sforza (incontro rientrante nelle manifestazioni collaterali allevento Salita al Pordenone). Un libro che attraverso lautobiografia di 35 tra i maggiori banchieri italiani, scatta una fotografia del mondo bancario dando conto di come funzionano le banche di territorio e le grandi banche. Sforza Fogliani ha presentato Beppe Ghisolfi come un «amico conosciuto durante un incontro di lavoro a Versailles», un rapporto approfondito nel Comitato esecutivo dellAbi «da presidenti di banche di territorio». Sforza ha definito Ghisolfi «il papà delleducazione finanziaria in Italia», ricordando il Manuale scritto sul tema che è stato tradotto in tutte le lingue del pianeta, giapponese compreso.
Lautore ha ringraziato Sforza per linvito «in questa bella città» e ha spiegato le genesi del libro. «LAbi, non sapendo chi mandare nelle trasmissioni Tv dove si parla malissimo delle banche, lha chiesto a me. Nessuno dovrebbe avere interesse a distruggere il sistema bancario, eppure ai giornalisti in televisione, dopo le 22.30, non interessa fare chiarezza ma audience e lo sport nazionale ora è accanirsi contro le banche. Ho litigato con tutti i conduttori televisivi. Delle banche si parla soltanto male e allora mi sono chiesto: perché non scrivere un libro che ne parla bene spiegando semplicemente che cosa fanno i banchieri?». Ghisolfi ha sostenuto che non è possibile «criminalizzare un settore per gli errori di sette banche su un totole di 500», perché fino a prova contraria 493 si sono ben comportate. Il libro racconta 35 storie di «persone per bene, serie, che hanno dedicato la vita allo studio e al lavoro, persone importanti, difficilissime da contattare perché impegnatissime». Ghisolfi non ha raccolto curricula ma le storie della vita di questi banchieri. Un libro che nella prima edizione è andato a ruba (le prime 2000 copie vendute online in 46 minuti) e che è stato definito dallautore «un contributo a rilanciare il mondo bancario calpestato in modo ingiusto».
Ghisolfi ha quindi affrontato il tema delleducazione finanziaria, che in Italia sta a zero. «Non è conosciuta e insegnata nelle scuole, non se ne parla in Tv, dove si preferisce fare trasmissioni di cucina: da unindagine Consob è emerso che il 96 per cento degli italiani non sa cosa voglia dire diversificare».
Dal pubblico (numeroso) è intervenuto lavvocato Alberto Rizzo di Cuneo, vicepresidente di una banca di credito cooperativo, allievo di Beppe Ghisolfi, che ha avuto perole di elogio per entrambi i relatori. Di Sforza ha detto: «Voce autorevole e coraggiosa, che si batte con la schiena dritta in difesa dei valori che le banche di territorio rappresntano, di tenuta del sistema Paese». Rizzo ha criticato la burocrazia europea e «il disegno giacobino di eliminazione dei corpi intemedi messo in atto con la riforma delle popolari».
Il presidente Sforza ha ringraziato per le parole generose nei suoi confronti ricordando due principii a cui si ispira nel suo agire quotidiano: «Uno del cardinal Tonini: avere la coscienza pulita. Laltro, imparato dai nostri vecchi: fare sempre il passo che gamba consente. Molte delle banche andate in difficoltà, se avessero seguito questo secondo principio, non sarebbero finite male». Al termine dellincontro Corrado Sforza Fogliani ha fatto dono a Beppe Ghisolfi del catalogo dedicato al Pordenone, invitando il giornalista-banchiere alla Salita in Santa Maria di Campagna.