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GESU' DUEMILA ANNI FA ERA PIU' MODERNO DI NOI ECCO PERCHE' POSSIAMO DIRE CHE ERA UN ALIENO

Gesù era un alieno? In un certo qual modo, sì. Per spiegare in che senso Angelo Andrea Sangalli, insegnante di religione e diacono permanente della Diocesi di Piacenza-Bobbio, ha scritto un libro (“Gesù, l’alieno. L’uomo venuto dal futuro e dall’eternità”, Lir edizioni), presentato nell’ambito della “Primavera culturale a Palazzo Galli” organizzata dalla Banca di Piacenza. In una Sala Panini gremita - con Sala Verdi videocollegata - l’autore ha illustrato la sua opera in dialogo con mons. Celso Dosi, rettore del Seminario vescovile di Piacenza.

«Alieno - ha premesso mons. Celso - è da intendersi come “totalmente altro”, vale a dire un personaggio controcorrente rispetto alla cultura dominante della sua epoca. A proposito del modo di concepire la religione, la famiglia, la donna, il rapporto uomo-donna, i bambini malati». Gesù nasce ebreo «e Andrea - ha proseguito mons. Dosi - ci presenta una fotografia della cultura ebraica ai tempi di Gesù Cristo». Un libro dunque che ci aiuta a capire chi era Gesù nella sua epoca, dove patriarcato e maschilismo erano la regola: una figura che ha rappresentato la rottura, il cambiamento («venne considerato scandaloso - ha esemplificato il rettore del Seminario - quando si fermò a parlare con una prostituta o quando toccò il lebbroso per guarirlo»). La differenza più marcata della vita di Gesù rispetto alle altre è stata la grande umanità dei suoi comportamenti («duemila anni fa hanno avuto la possibilità di incontrare un soggetto che ha anticipato alcuni tratti dell’umanesimo»).

Ma come ci si ricompone dallo smarrimento che il termine alieno accostato a Gesù può provocare? «Bene lo spiega Andrea - ha detto mons. Celso concludendo il suo intervento - quando nel libro scrive che “solo la fede ci può aiutare facendoci considerare Gesù uomo illuminato dallo spirito di Dio”. Questo testo ci aiuta a trovare la risposta all’interrogativo “chi era Gesù Cristo?”, suscitando una serie di domande che ci guida verso una dimensione di fede. I Vangeli ci aiutano a capire la posizione di Gesù e il libro ci invita ad aprire il Vangelo».

Andrea Sangalli ha confermato che il «provocatorio» termine alieno è da intendersi come «diverso rispetto al contesto sociale, perché Gesù ha espresso una cultura che non apparteneva né a quella ebraica né a quella degli antichi». L’opera è frutto di tre anni di ricerche. «In questo libro - ha specificato l’autore - ho cercato, attraverso la ricostruzione minuziosa della cultura ebraica del I secolo d.C. e la lettura dei Vangeli, di mostrare, di misurare questo salto che esiste e che è inspiegabile, tra Gesù e la cultura a lui coeva. Soffermiamoci sulla concezione della donna e in particolare sull’adulterio. Secondo la cultura del suo tempo, la donna scoperta in flagranza di adulterio veniva lapidata. Gesù si limitò ad invitarla a non farlo più, senza nemmeno condannarla. Questo per quel tempo era un comportamento scandaloso».

Il prof. Franco Toscani, autore della postfazione, è intervenuto per sottolineare che il libro di Sangalli va al di là della separazione tra credenti e non credenti e per rimarcare l’importanza del dialogo interreligioso: «Qualsiasi fanatismo è da superare - ha sostenuto - concentrandosi su quell’amore e su quella fraternità che sono al centro del Vangelo: solo così sarà possibile un dialogo che favorisca una convivenza pacifica tra i popoli».

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