Due sale collegate di Palazzo Galli (Banca di Piacenza) gremite in occasione della presentazione, a tre anni dalla morte, del libro-ricordo - curato da Emanuele Galba - su Vito Neri, giornalista, saggista, intellettuale.
Ne hanno parlato l'avv. Antonino Coppolino (che è succeduto a Neri quale Presidente dell'Associazione Liberali Piacentini), il giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi e infine Emanuele Galba, autore del libro e Direttore del quotidiano La Cronaca al quale Neri collaboró attivamente.
Toccante la testimonianza di Coppolino: "Vito era il mio fratello maggiore, un uomo libero che ha sempre avuto la parola giusta, che ha sempre dato a Piacenza più di quanto ha ricevuto".
Dal canto suo, Schiavi è tornato con emozione ai suoi primi passi mossi sulla strada del giornalismo, ma soprattutto al ricordo dell'incontro con Vito nella sua abitazione in via Santa Franca, a pochi passi da largo Battisti, nel 1976. "Mi ha dato il coraggio di osare. Mi ha insegnato tanto, un vero maestro. Vito non ha mai smesso di essere giornalista, quello vero e colto della grande cronaca, del dopoguerra. Vito era un trapezista del giornalismo: uno scattista nella sintesi e nella scrittura, con una grande cura nel guardare gli altri".
Galba ha infine illustrato con la voce velata da una dolce malinconia la nascita del volume, ricordando che la prima decisione fu nella scelta del titolo: vito neri, con due minuscole, com'era scritto sui suoi biglietti da visita. Ha continuato spiegando che la difficoltà più grande fu proprio nella selezione del materiale, visto il rapporto che lo univa al saggista: "Mi diceva di chiamarlo zio". Lo stesso ha poi ricordato - attraverso la lettura di alcuni passi del volume - l'amore di Vito per Piacenza: "Le tre meraviglie di Piacenza? L'Ecce Homo di Antonello da Messina all'Alberoni, il Botticelli a Palazzo Farnese e gli affreschi del Pordenone in Santa Maria di Campagna". Un amore e odio, quello per Piacenza, definita da Vito: "Matrigna dei propri figli".
In apertura dell'affollata riunione, per la Banca di Piacenza, era intervenuto Corrado Sforza Fogliani che lo ha ricordato con queste parole: "Per me Vito è stato un mito, un maestro, un consigliere, soprattutto un amico fidato, che ha sempre condiviso i valori della Banca di Piacenza". E ha concluso con un augurio: "Che questo momento possa essere un ricordo di un grande persona, che Vito sia un punto di riferimento per la classe dirigente piacentina".
Tra il pubblico anche i famigliari di Vito: la moglie, il figlio e la sorella. La Banca ha donato copia della pubblicazione.
Sulla bocca di tutti l'augurio che Vito accolga la pubblicazione come un omaggio e non lo giudichi con troppa severità, quella severità unita alle tante qualità che lo hanno reso un grande Maestro.
5.5.'17