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I convegnisti di Palazzo Farnese hanno visitato la Salita al Pordenone
Da Caterina Furlan nuovi particolari sulla Disputa di Santa Caterina

«Ho avuto la possibilità di visionare una copia della Disputa di Santa Caterina realizzata prima che l’affresco originale fosse sconciato dall’epigrafe fatta inserire nel 1629 da un pronipote di Caterina Scotti, moglie del committente della decorazione Francesco Paveri Fontana (la realizzazione della Cappella si deve alla generosità della contessa  piacentina, ndr). Ebbene, dove ora c’è la lapide era affrescato uno sgabello sul quale il filosofo vestito d’azzurro appoggiava il piede, dandogli modo di sostenere il libro sulle sue gambe e di avere così le mani libere per gesticolare». Il nuovo particolare su uno dei capolavori del Pordenone presenti in Santa Maria di Campagna lo ha riferito la  professoressa Caterina Furlan - massima esperta italiana dell’artista friulano - al Superiore del Convento dei Frati minori, padre Secondo Ballati, durante la visita compiuta nella basilica mariana insieme ad altri protagonisti del convegno internazionale dedicato a Giovanni Antonio de’ Sacchis, che si è tenuto in questi giorni a Palazzo Farnese. I  convegnisti (presenti, tra gli altri, Anna Còccioli Mastroviti della Sovrintendenza e Antonella Gigli, direttrice dei Musei Civici) hanno avuto modo di vistare la Salita al Pordenone (aperta in via straordinaria dalla Banca di Piacenza proprio in occasione del convegno) e studiare da vicino la splendida cupola. La prof. Furlan ha voluto rivedere (la studiosa era stata ospite dell’Istituto di credito di via Mazzini già lo scorso anno, in occasione della prima apertura della Salita) il filmato dedicato al Pordenone, realizzato dalla Banca nella Sala multimediale allestita nel coro. Si è poi soffermata ad ammirare l’affresco di Sant’Agostino, apprezzando l’intervento di restauro realizzato grazie alla Banca di  Piacenza. Durante i lavori era emerso che intorno all’affresco c’era un’architettura poi coperta e si era ventilata l’ipotesi di valutare la possibilità di recuperare quanto perduto. «Occorre fare ulteriori studi - ha detto in proposito la prof. Furlan - per vedere, intanto, di che epoca è l’incorniciatura che si vede attualmente: sembra di fine ‘700.  Sicuramente sotto c’è qualcosa d’altro, ma ritengo difficile possa attribuirsi al Pordenone».
La visita dei convegnisti alla Salita al Pordenone e a Santa Maria di Campagna si è conclusa con l’illustrazione del restauro del Sant’Agostino da parte di Luca Panciera, autore dell’intervento conservativo, che ha ricordato il ruolo fondamentale della Banca locale nella valorizzazione della Basilica piacentina.

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