BANCA DI PIACENZA E ARCA FONDI
«IL MONDO NON PUO PERMETTERSI DI ISOLARE LA CINA»
Sala Sforza Fogliani del PalabancaEventi gremita per ascoltare la brillante relazione
del vicepresidente dellISPI Paolo Magri sulle grandi e piccole crisi che stanno minando il sistema
«Lenin diceva che ci sono decenni in cui non succede nulla e settimane in cui accadono decenni. Bene, in questultimo decennio abbiamo avuto una concentrazione di accadimenti che solitamente si registrano in un secolo». E partito da questa citazione Paolo Magri, vicepresidente esecutivo dellISPI (lIstituto per gli Studi di Politica Internazionale), grande esperto di politica estera, spesso ospite in Tv in qualità di commentatore, nel suo brillante e preoccupato intervento sui futuri sviluppi degli scenari internazionali, che ha tenuto al PalabancaEventi, in una Sala Corrado Sforza Fogliani, già dei depositanti, gremita (notata, tra il pubblico, lon. Cristiana Muscardini, già europarlamentare). Una conferenza su Geopolitica e futuro organizzata da Banca di Piacenza e Arca Fondi Sgr: aperta dal saluto del direttore generale dellIstituto di credito di via Mazzini Angelo Antoniazzi (che ha sottolineato limportanza dellargomento trattato e ricordato la brutta sensazione avvertita a metà settembre dello scorso anno riguardo lapprovvigionamento energetico e la crescita dellinflazione e dei tassi dinteresse; una sensazione che non si provava dal lontano 1973) e introdotta dal vicedirettore generale di Arca Fondi Sgr Simone Bini Smaghi (che ha accennato agli altri numerosi incarichi dellillustre relatore: segretario del gruppo italiano della Trilateral Commission, vicepresidente del Cesvi, docente di Organizzazioni internazionali allUniversità di Pavia e alla Iulm, direttore - dal 1992 al 2005 - delle Relazioni internazionali della Bocconi e in precedenza funzionario presso il Segretariato delle Nazioni Unite a New York).
Il prof. Magri ha rimarcato come due anni di Covid e un anno e mezzo di guerra (russo-ucraina) abbiano «cambiato il mondo» e osservato che nel 2022 («lanno della tempesta») cè chi è passato «dalle stalle alle stelle» (la Nato, Erdogan e la Polonia, la politica industriale - «tutti ora ne parlano» - e la energy security - «in emergenza, tutte le fonti sono state riabilitate, persino il carbone») e chi «dalle stelle alle stalle (i regimi come la Cina e la Russia in difficoltà, rispettivamente, per il Covid e la guerra hanno perso «il fascino delluomo solo al comando, facendo riacquistare punti alla democrazia, pur con i suoi difetti»; il modello tedesco, il multilateralismo, la transizione energetica). Il vicepresidente dellISPI ha poi fatto notare che chi ultimamente ha investito in combustibili fossili ha guadagnato il 66%, chi ha puntato sulle armi il 15%, mentre la Borsa mondiale ha perso il 19%: «Anche se - ha commentato - il mondo che si arma non necessariamente ci piace».
Che cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo mondo? Nei prossimi sei mesi ci sarà la classica quiete dopo la tempesta o assisteremo a una escalation? «Domande da un bilione di dollari», ha affermato il prof. Magri riferendosi alla impossibilità di fare, oggi, previsioni essendo troppi gli scenari che si prospettano e ancora maggiori le ipotesi presenti sul tavolo.
«Le madri di tutte le crisi sono tre - ha spiegato lillustre ospite -: il Covid, la guerra calda in Ucraina e la guerra fredda Usa-Cina. Come tre sono le domande che ci si deve porre: tornerà il Covid?, la guerra Russia-Ucraina diventerà mondiale?, la guerra con la Cina si trasformerà da fredda a calda? La buona notizia è che a queste tre domande la risposta è No. La cattiva, che le crisi di Ucraina e Cina rischiano di incancrenirsi. Cè un clima tossico, i toni sono troppo alti e vanno abbassati. E invece succede il contrario, come ci dimostra quanto è accaduto in queste ore con lattacco dei droni al Cremlino». Il prof. Magri non vede, allorizzonte, possibilità di negoziati per porre fine alla guerra (almeno fino al momento in cui Cina da una parte con la Russia e Stati Uniti dallaltra con lUcraina, non si muovano insieme per avviare unazione diplomatica), così come non prevede miglioramenti dei rapporti tra Usa e Cina («Anche se con stili diversi, sia Trump che Biden hanno messo nel mirino la Cina, perché lAmerica non vuole perdere la supremazia mondiale. Un contrasto utilizzato come elemento di unione nel Paese. E nella guerra con Xi Jinping gli Usa stanno utilizzando quella in Ucraina per portare gli europei dalla loro parte. Il fatto è che la Cina è la prima potenza economica mondiale, detentrice di tanti primati: vivere senza avere rapporti commerciali con lei avrebbe, a livello mondiale, conseguenze devastanti. Il problema è che a furia di dire che occorre isolarla, va a finire che poi accade davvero»).
Ma che cosa può succedere in più, a livello mondiale, di quanto già visto? «Che ci sono altre crisi secondarie (alimentari, finanziarie, energetiche) che se esplodono potrebbero avere effetti molto negativi con grave rischio di fenomeni recessivi. Immaginatevi un giocoliere: se fa girare due palline, se non è un brocco riesce; ma se di palline ne fa roteare 13-14, capite che deve essere molto bravo per non farne cadere nemmeno una; e basta che ne cada una, per farle crollare a terra tutte. Ecco, le palline sono le crisi secondarie». Il prof. Magri ha quindi fatto riferimento al Sud del mondo «messo in difficoltà dallaumento dei tassi dinteresse e dellinflazione, quindi dei prezzi, saliti anche del 30-60%. Per certe realtà (Tunisia, Sudan, Libano, tanto per citarne alcune) questo significa povertà. E da dove cè povertà la gente scappa. LEuropa, già in difficoltà, potrebbe sopportare un forte flusso di migranti? Temo che questo farebbe saltare la coesione che i Paesi Europei hanno dimostrato nellaffrontare il Covid e la guerra in Ucraina. Occorre perciò prestare la massima attenzione: lunità dellEuropa deve durare e la scommessa di Putin è quella di allungare il più possibile i tempi del conflitto proprio per minare la coesione dellUnione europea».
4.5.23
Paolo Magri, Angelo Antoniazzi, Simone Bini Smaghi
Paolo Magri, vicepresidente dell'ISPI
Paolo Magri illustra all'attento pubblico presente la non tranquilla situazione internazionale
Sala Sforza Fogliani gremita per l'incontro su geopolitica e futuro