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«Dialettica critica e costruttiva che sposava
alla concretezza dei principi del diritto»

Il presidente ABI Antonio Patuelli, il banchiere Giuseppe Ghisolfi e il segretario generale di Assopopolari Giuseppe De Lucia Lumeno hanno ricordato in un affollato PalabancaEventi la figura di Corrado Sforza Fogliani a due anni dalla morte

«Ha avuto una vita piena, vissuta con grande impegno ed entusiasmo. Un’esistenza coerente ai suoi principi di uomo libero e liberale, mai miope ed egoista, con una visione sociale di ampio respiro e con uno spirito critico ma costruttivo». Al presidente dell’ABI-Associazione Bancaria Italiana Antonio Patuelli il compito, svolto mirabilmente, di aprire - al PalabancaEventi (Sala Panini, con Sala Verdi videocollegata) - l’album dei ricordi nella Giornata (seconda edizione) dedicata alla memoria di Corrado Sforza Fogliani, il presidente esecutivo della Banca di Piacenza (oltre che presidente di Assopopolari, vicepresidente ABI e presidente del Centro Studi Confedilizia) mancato nel dicembre di due anni fa. Con il presidente Patuelli, Beppe Ghisolfi (banchiere, scrittore e giornalista) e Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale dell’Associazione fra le Banche Popolari. «Tre grandi banchieri», li ha definiti il presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna (presenti anche il vicepresidente Domenico Capra, il direttore generale Angelo Antoniazzi, il vicedirettore generale Pietro Boselli e componenti del Cda) nel suo intervento di saluto: «Siamo felici di ospitare - ha aggiunto - il gotha bancario italiano, di cui anche l’avv. Sforza Fogliani faceva parte. Relatori illustri, tutti e tre molto amici del nostro Presidente, uomo di valore e di valori che ci manca tanto».
«La prima emozione arrivando qui a Piacenza - ha esordito il presidente ABI - è non trovare Corrado sul portone in giacca e cravatta, senza cappotto, capello e quanto serve in questa stagione. Non aveva mai freddo. È bello ritrovarsi come se lui ci fosse e sono convinto che Corrado sia ancora qui con noi».
NITIDA IDENTITÀ CULTURALE. «Pensare a Corrado - ha osservato il presidente Patuelli - mi riporta alla sua nitida identità culturale basata, innanzitutto, su metodo di analisi e coerente comportamento, alto senso di responsabilità civile e sociale fondate sulla forte volontà di partecipazione all’associazionismo. Aveva in sé la concretizzazione di quello che scrisse due secoli fa Alexis de Tocqueville in La Democrazia in America: “Una democrazia ben funzionante e solida deve avere vitalità nel libero associazionismo”. Corrado ha dedicato molto del suo tempo a questo, con metodo dialettico, in modo critico e costruttivo: questo è un metodo scientifico applicato alla vita comunitaria pubblica e alle relazioni sociali». L’oratore ha quindi ricordato i mondi dove l’avv. Sforza è stato un protagonista «di grande prestigio»: quello della Confedilizia, quello delle banche popolari e, più in generale, delle banche italiane. «La sua cultura liberaldemocratica - ha argomentato il dott. Patuelli - si basava su profondità di studi, profonda coerenza tra ragionamenti, metodo della ragione, ideali, letture continue, diritto, professione di avvocato e comportamenti tutti».
METODO SCIENTIFICO. «Il metodo scientifico della dialettica critica e costruttiva appena ricordato, si sposava con la concretezza dei principi del diritto, quei principi che lo portavano a impugnare provvedimenti di dubbia costituzionalità. In questo era invincibile». Il presidente ABI ha poi fatto cenno all’importanza che l’avv. Sforza ha avuto nelle istituzioni, soprattutto nella sua Piacenza: «In Consiglio comunale, luogo di concretezza per doveri e diritti di cittadinanza, era un mattatore e i suoi interventi erano attesi e temuti. Considerava la civitas della sua città il luogo principale delle sue chance di vita».
OCCHIO LASER DELL’ABI. Il relatore ha quindi ricordato «il grande» impegno in Banca di Piacenza, quello in ABI («era un occhio laser sulle tematiche che esaminiamo - noi ci occupiamo di regole - e un giurista raffinato, fortemente idealista e civilmente responsabile come lui era per noi di forte preziosità»), in Confedilizia a Roma («per le libertà economiche e sociali, ispirandosi a Einaudi, con l’immobile visto come frutto del risparmio»), condiviso con il segretario generale Marco Bertoncini, mancato anche lui di recente («formavano un grande sodalizio, anche Marco ci manca molto»).
Dopo aver sottolineato che l’impegno che lo divertiva di più era quello di scrivere articoli per i giornali, il presidente Patuelli ha così concluso il suo ricordo rivolgendosi alla moglie Maria Antonietta e alla figlia Maria Paola, sedute in prima fila: «Corrado rimane tra noi e la sua famiglia potrà sempre contare sul nostro sostegno attraverso la fortissima memoria che di lui portiamo nel cuore e nel cervello».
Il prof. Ghisolfi (già presidente della Cassa di Risparmio di Fossano) ha raccontato di aver conosciuto l’avv. Sforza in ABI: «Diventammo subito amicissimi; quando interveniva restavano tutti a bocca aperta: conosceva gli argomenti e proponeva soluzioni».
AUTOBIOGRAFIA. Lo scrittore e giornalista ha in seguito fatto cenno ad alcuni passaggi dell’autobiografia del compianto Presidente pubblicata sul volume (curato dallo stesso prof. Ghisolfi, ndr), Banchieri (2018, Aragno Editore, Prefazione di Antonio Patuelli). Dove confidava di come si avvicinò, giovanissimo, alla Banca di Piacenza: aveva avallato una cambiale di un amico di scuola che aveva deciso di aprire un negozio. All’amico andò male e la Banca chiamò Sforza a onorare il debito. In quell’occasione gli proposero di diventare azionista e la cosa si concretizzò. Dove, ancora, si parla di una lettera da lui scritta alla Stampa di Torino per replicare a un articolo di Pansa che elogiava la Cassa di Risparmio di Piacenza. Gli amministratori della Banca di Piacenza ne apprezzarono i contenuti e iniziarono a “tenere d’occhio” il Nostro, che di lì a poco entrò nel Consiglio dell’Istituto di credito. E dove raccontava di quando fece togliere il correttore ortografico ai programmi dei computer della Banca perché si era accorto che storpiava in automatico alcune parole, compreso il suo cognome che diventava Fogliari.
L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA. Il dott. De Lucia (Assopopolari ha dedicato alla memoria di Sforza ben sei pubblicazioni in due anni) - oltre al personale ricordo del “suo” Presidente («per il nostro cuore e la nostra mente è difficile immaginare che non ci sia più un “guerriero medievale che si aggirava nella modernità”») - ha invece spostato l’attenzione sull’importanza della memoria: «Per una società che voglia guardare al futuro - ha sostenuto - è bene ricordare la storia come maestra di vita, perché la memoria significa conoscenza delle proprie radici, significa comunità. La memoria personale, quella universale e quella sociale (che rischia di essere oscurata dal modernismo) danno senso alla vita dell’uomo. Abbiamo dunque il dovere di lasciare memoria del passato come ha fatto Corrado Sforza Fogliani, con la forza delle proprie idee».

9.12.’24

 

Giuseppe De Lucia Lumeno, Antonio Patuelli, Beppe Ghisolfi

 

Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale di Assopopolari

 

Il banchiere Beppe Ghisolfi

 

Il presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna

 

Il presidente dell'ABI Antonio Patuelli

 

Antonio Patuelli saluta Maria Antonietta De Micheli, moglie del compianto Corrado Sforza Fogliani

 

I protagonisti della serata a colloquio prima dell'inizio dell'evento

 

M. Antonietta e M.Paola Sforza Fogliani, Giuseppe Nenna, Pietro Boselli, Angelo Antoniazzi, Domenico Capra

 

Una veduta di Sala Panini, gremita in ogni ordine di posti

 Fotoservizio Carlo Pagani

 

Qui di seguito l'intervento completo del segretario generale
dell'Associazione Nazionale fra le Banche Popolari Giuseppe De Lucia Lumeno

 

CORRADO SFORZA FOGLIANI

Piacenza 2022-2024

Giornata in memoria del Presidente Corrado Sforza Fogliani
Presidente dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Piacenza - 6 dicembre 2024

Intervento di Giuseppe De Lucia Lumeno
Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Per Ugo Foscolo “Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”. Gli fa eco la poetessa statunitense Emily Dickinson: “Chi è amato non conosce morte, perché l'amore è immortalità.” Queste parole descrivono, con una tenerezza disarmante, il sentimento che riempie i nostri cuori quando ricordiamo l’Avv. Corrado Sforza Fogliani. Allora grazie per questa ulteriore dimostrazione di affetto. Prima di tutto però voglio ringraziare il Presidente Giuseppe Nenna e il Direttore Generale Angelo Antoniazzi per avermi voluto qui con voi in un anniversario che, per la vostra Banca e per la città di Piacenza, è di grande importanza e, soprattutto, profondamente sentito. Grazie anche al Presidente Antonio Patuelli e al dottor Giuseppe Ghisolfi che mi hanno preceduto con i loro ricordi di Sforza Fogliani. La giornata di memoria del Presidente Corrado Sforza Fogliani, in occasione del secondo anno dalla scomparsa, rappresenta un’occasione importante per noi tutti, per la nostra Categoria, per la nostra Associazione e, più in generale, per tutto il movimento delle Banche Popolari e del Territorio. Un’occasione che ci permette di approfondire e ravvivare una riflessione sull’importanza della memoria, su quanto sia necessario per l’uomo, oggi ancor di più che in passato, ricordare: la storia come maestra di vita. Oggi, non vi parlerò soltanto di Corrado Sforza Fogliani. Sulla sua statura morale e politica, sulle sue capacità organizzative in ambito economico e finanziario, sul colto e nobile impegno di mecenate, che ha scritto una lunga e bella pagina della storia della vostra città e della vostra Banca, voi ne sapete certamente più di me. Del resto molto anche noi abbiamo detto e scritto di quello che ho definito un “guerriero medievale che si aggirava nella modernità”: un Liberale, scettico e amante del dubbio; un “apòta”, uno che “non se la beve”, dal termine coniato da Giuseppe Prezzolini per indicare un'umanità disincantata che non crede all'apparenza ma è sempre alla ricerca della verità; un “irregolare” che se mai esistesse 2 un paradossale partito degli “irregolari” - quelli che Ralf Dahrendorf ha definito i “nuovi erasmiani” gli eredi cioè dell’Erasmo che, nel fuoco delle guerre di religione del Cinquecento destinate a spaccare la cristianità tra cattolici e luterani, scelse la strada dell’indipendenza attiva - , insieme a Arendt, Camus e Orwell ne sarebbe certamente un fiero e convinto portabandiera. Non vi parlerò di lui sia perché, come detto, voi ne sapete più di me, sia perché in questi due anni, abbiamo pubblicato cinque libri a lui dedicati: “Corrado Sforza Fogliani, un banchiere popolare”; “Corrado Sforza Fogliani – Una vita in difesa dei valori popolari e liberali”; “Luigi Einaudi e il Credito Popolare – in ricordo dell’Avv. Corrado Sforza Fogliani, uomo di valore e di valori”; “Luigi Luzzatti - Lezioni di diritto costituzionale”; “Il valore dell’economia reale, liberale e sostenibile contro il dominio dell’algoritmo – L’attualità del pensiero di Corrado Sforza Fogliani per leggere la società contemporanea nell’era dell’intelligenza artificiale”. Quello che allora vi propongo, cogliendo l’opportunità di questa ricorrenza e del vostro gentile invito è, dunque, una riflessione su quanto sia importante ricordare; sulla memoria quale valore irrinunciabile per una società che voglia guardare al futuro, come peraltro ha magistralmente ricordato il Presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, nel convegno dal titolo “Verso Equilibri Dinamici - Piccole e Medie Banche Italiane e scenari in evoluzione” che si è tenuto recentemente nella città di Lecce. Memoria significa conoscenza delle proprie radici e di come esse si sono radicate nel tempo e nello spazio. Memoria significa comunità. Come scriveva Cesare Pavese ne “La luna e i falò” «Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.» È mia convinzione che se vi fosse un tempio personale della memoria, ciascuno ci inciderebbe i fatti, gli eventi le circostanze che hanno dato significato e senso alla propria vita, come uno specchio in cui vedere e vedersi secondo le proprie capacità di giudizio e di matura riflessione. Ogni evento sociale, istituzionale, economico o politico, che abbia dispiegato i suoi effetti duraturi sulla evoluzione della persona; ogni coinvolgimento affettivo di cui si avverte acuta nostalgia; ogni disegno compiuto o procrastinato del nostro “tempo individuale”, di cui si conserva traccia o profondo ricordo: tutto questo, se ci fosse un tempio della memoria, lo si troverebbe perennemente scolpito senza possibilità di archiviazione. Tutti sappiamo che la memoria storica ha diverse connotazioni: c’è la “memoria individuale” che si conclude con il volgere dei pochi anni della nostra vita; c’è la “memoria universale” dei secoli e dei millenni che nel suo inesorabile scorrere, ignora la storia personale degli uomini, le loro ansie, i loro propositi e le loro aspettative; c’è infine la “memoria sociale” quale ponte tra l’una e l’altra memoria, che è il tempo delle opere, del pensiero, delle idee, 3 delle scoperte e realizzazioni umane che, piccole o grandi che siano, sono testimonianze del contributo dei singoli alla costruzione della “memoria universale” e quindi della storia. È l’intrecciarsi di queste memorie che dà senso e valore alla vita dell’uomo che, altrimenti, scorrerebbe insignificante ed inutile tra le sue mani. Nel nostro tempo, in cui la “memoria sociale” rischia di essere oscurata dall’imperversare di un modernismo che trascura il passato per esaltare le piccole, fuggevoli e insignificanti vicende di cronaca quotidiana, abbiamo il dovere di lasciare “memoria” alle generazioni future, senza intenti volutamente didattici ma con l’esempio. Un’esistenza vissuta con intelligenza e sacrificio, nel legame viscerale alla propria terra, alle proprie origini e sostenuta dalla forza delle proprie idee, come è stata quella di Corrado Sforza Fogliani, rappresenta uno di questi esempi ed è la migliore testimonianza da iscrivere nella “memoria sociale”. Io credo che ricordare da dove si viene, aiuti a comprendere meglio dove si può e si deve andare. Specialmente se questo viaggio è fatto in compagnia di persone che, con intelligenza, senso di responsabilità, impegno, ci hanno permesso di arrivare sino ad oggi. Il Presidente Sforza Fogliani è stato certamente uno di questi e il secondo anniversario della sua scomparsa che oggi ricordiamo ci aiuta a riflettere, attraverso la sua persona anche sulla storia delle Banche popolari che è una storia di fatti, ma anche di tradizioni e cultura. Banche popolari vuol dire banche non di carta o di soli numeri, ma di sapiente concretezza di parole e fatti; banche votate all’aiuto e al sostegno a chi, in base a una valutazione puramente quantitativa non potrebbe accedere al credito, ma che possiede tutte le caratteristiche qualitative e referenziali per riuscire nella propria intrapresa e le potenzialità per ottenere, in questa, brillanti risultati. Ecco allora che per noi il ricordo diventa possibilità di apprendere, o riapprendere, in modo più completo e forse diverso anche la nostra storia. Dunque, ricordare, non solo per una curiosità culturale, ma per riformulare la fedeltà ai valori che abbiamo scelto di testimoniare e sui quali abbiamo costruito una antica e salda reputazione. Quello che talvolta accade ai “movimenti” è la perdita dei principi che li informano. Può succedere per disaffezione, quando si perde lo spirito originale, o per ottundimento, quando lo stesso diventa vuoto di contenuti. Ma, in un caso come nell’altro, i sintomi non sono dissimili. Delle Banche popolari possiamo dire che, in assenza di sintomatologia da abbandono della propria storia, se non per casi particolari, godano, ancora oggi, di una discreta salute. Ma questo, anche se confermato da numeri positivi e lusinghieri, non ci appaga. Lo spirito, la memoria, infatti, non si cura solo a posteriori, ma si nutre pure preventivamente di quelle stesse virtù, che pur essendo fondative, non sono sempre definitivamente interiorizzate. Ma è possibile nutrire lo spirito e la propria memoria? Ed eventualmente come? “Noi oggi tendiamo a 4 dimenticare che lo spirito non è solo dentro di noi, ma anche fuori di noi”, come ci ha spiegato James Hillman, che dello spirito e della memoria è finito per diventare l’esegeta, nel suo celebre libro “Il piacere di pensare”. Egli ha in mente la metafora del giardino come segnale di un esterno che per noi potrebbero essere le piazze delle nostre comunità, o gli sportelli come luogo di incontro con soci e clienti, ma anche con tutti coloro che non lo sono ancora o addirittura non lo saranno mai. E così come il filosofo americano ci ricorda che la memoria, la propria storia, come il giardino, “vanno fatti”, nel senso che vanno coltivati, anche il nostro “spirito” va nutrito. “Richiede attenzione. Richiede bellezza, richiede apprendimento”, conclude Hillman. Il filone storico-culturale dell’attività della nostra Associazione incentrato prevalentemente anche attraverso pubblicazioni e momenti di ricordo (proprio come questo di oggi) delle storie dei propri istituti che hanno contribuito allo sviluppo della categoria e all’economia del nostro paese lungo un arco di 160 anni – ricorre quest’anno anche l’anniversario della nascita della Prima Banca Popolare in Italia - non vuole essere, come spesso gli album fotografici rischiano di essere, un catalogo di pregi e virtù. Ma un esempio vivo, un ideale breviario per la buona salute dei principi delle nostre banche così come la competenza e il far bene le cose lo sono per la loro buona salute economica. Credo sia ilsogno di tutti lasciare un buon ricordo di sé e l’augurio che ciò resti nella memoria di chi ci seguirà. Forse per qualcuno tutto questo coincide con un indugiare in un passato percepito come felice di contro a un presente incerto e a un futuro segnato da stimmate di imprevedibilità. Non è il nostro caso. Perché sappiamo che neutralizzare l’indulgenza dei bei ricordi è un dovere morale di ciascuno di noi, consapevoli dei pericoli del compiacimento. La fortuna di poter gestire un patrimonio di reputazione storica non può comunque lasciarci indifferenti. “La bocca parla per l’abbondanza del cuore” è scritto nel Vangelo di Matteo. Credo, per estensione, che questa di oggi come le tante iniziative riguardanti il dovere della memoria, sono e continueranno ad essere la prova di un’abbondanza di stima, di calore e di valore. Che non sono solo buona reputazione. Sono la conferma della fiducia che le Banche popolari hanno goduto e continuano a godere, non solo dentro di sé ma nel giardino che le circonda. Un tesoro da rispettare e far fruttare, non scansando la fatica ma perseverando nella fedeltà, come sempre ha testimoniato con la sua vita, con il suo lavoro e con il suo impegno Corrado Sforza Fogliani. Grazie ancora.

 

 

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