IL QUOTIDIANO "LIBERTA'" E LA MORTE DI VERDI |
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Tutti si guardarono esterrefatti. Pareva che fosse vinta la morte e seguì infatti un'ora di sonno più tranquillo e la gente che attorniava il letto si disperse nelle stanze vicine. Alle 2 e mezza dei passi frettolosi, chiamate a gesti, raccolsero in un baleno tutti quanti nella sacra camera. Erano alterne vicende di lunghi pause, di brevi respiri. Alle 2,50 dopo un'angosciosa, interminabile attesa, Grocco si chinò sul viso immobile e lo baciò. Questo fu l'annuncio della morte>>.
Anche i piacentini appresero la notizia del suo improvviso malore, il 22 gennaio, scorrendo le pagine di Libertà. <<Stamane alle 10,30 il maestro Giuseppe Verdi che alloggiava all'Hotel Milan, mentre si vestiva, veniva colpito da grave malore - scriveva Libertà - si credette dapprima trattarsi di un eccesso uremico - soffrendo da qualche tempo il Maestro di un'infermità alla vescica - ma poi dopo una pronta visita si poté stabilire trattarsi di una indisposizione provocata da indigestione>>. A piede pagina, in neretto, una notizia dell'ultima ora da Milano capovolgeva il quadro della situazione: dopo un consulto tra i medici e il professor Grocco, era stato stilato un bollettino che lasciava poche speranze sulle condizioni di Verdi: <<I disturbi sono acuti, il circolo cerebrale sensorio è assopito. Le condizioni sono gravi>>. Verdi, annotavano i medici, era stato colpito <<da insulto cerebrale con paralisi della parte destra del corpo>>. Il malato aveva perso l'uso della parola e le temperatura era superiore ai 38 gradi. La malattia del grande musicista suscitò molta impressione anche a Piacenza. La redazione di Libertà, allora in via XX Settembre, venne subissata dalle richieste di informazioni; il prefetto Reichlin mandò un telegramma alla nipote facendosi portavoce della cittadinanza con l'augurio che il Maestro potesse tornare col tempo a godere della <<venerazione del mondo>>. Ma il trascorrere delle ore spegneva ogni residua illusione. Malgrado la fibra <<straordinariamente persistente>>, Verdi era in coma. Al capezzale venne chiamato anche don Fedele (già confessore di Manzoni) che gli impartì l'estrema unzione. Sabato 26 gennaio Libertà dava ampia evidenza all'aggravamento del Maestro. <<Dalla farmacia Tolini partono di tanto in tanto grosse bombole di ossigeno che potrà prolungare, ancora un po', se possibile, la gloriosa esistenza del Grande Vegliardo>>, informava in giornale. L'agonia è lenta, anche i medici ormai rinunciano alle iniezioni, <<intorno all'Hotel Milan regna un silenzio di tomba>>. All'alba di domenica 27 gennaio la fine. I piacentini l'apprenderanno solo nella tarda mattinata in quanto - come lamenta il giornale - <<il telegramma con la ferale notizia spedito da Milano alle 3,40, non ci fu recapitato che alle 8, ora in cui si apre l'ufficio telegrafico>>, in tempo però affinché uscisse in edizione straordinaria. In prima pagina il testamento del musicista suscita molta commozione: <<Ordino che i miei funerali siano modestissimi e si facciano allo spuntar del giorno o all'Ave Maria, di sera, senza canti e suoni. Basteranno due preti, due candele ed una croce. Si dispenseranno ai poveri di Sant'Agata lire mille il giorno dopo la mia morte. Non voglio alcuna partecipazione alla mia morte con le solite forme>>. Le sue sostanze, ammontanti a circa sei milioni, le destinerà ad opere benefiche (tra cui tre poderi all'ospedale di Villanova da lui creato) e alla casa dei musicisti, altra sua benefica istituzione. <<Nell'atto di morte del maestro Verdi stilato l'altro ieri a Milano - scrive ancora Libertà - c'è un errore che ci preme rettificare. Si dice: è morto Verdi Giuseppe, di anni 87, maestro di musica residente a Sant'Agata (Busseto) Sant'Agata è in Comune di Villanova perciò viene ad essere nella provincia di Piacenza, mentre Busseto è in provincia di Parma>>.
Libertà di allora aggiunge un aneddoto su Giuseppe Verdi, scontroso e a volte scostante ma anche sorprendentemente ospitale. Come quella volta che il medico condotto di Monticelli, trovatosi a passare per la villa di Verdi, fermò il calesse per sbirciare da vicino tra i cancelli della villa. <<Desidera qualcosa?>> gli domandò Verdi in persona sbucato dietro a un albero. <<Desidero vedere lei>> rispose il dottore. <<Dica piuttosto che vuole sentire un po' di musica: si accomodi>>, replicò il Maestro. <<E il medico condotto ebbe l'onore di un concerto verdiano suonato da Verdi stesso, accompagnato dall'offerta di squisito vin santo del Piacentino>>. |