Nel
centenario della morte di Giuseppe Verdi bisognava rivendicare - fortemente - la
piacentinità del maestro. Lo ha fatto la Banca di Piacenza, con un insieme di iniziative che -
spaziando in diversi campi - hanno teso semplicemente a questo: a ristabilire la verità,
contro - come già altra volta abbiamo detto - ogni "appropriazione indebita".
Perché - si sa - "il genio è universale" certamente; ma, d'altra parte, è
anche giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. E, quindi, a Piacenza quel che è di
Piacenza, anche per un semplice fatto: che il carattere "piacentino" (e la
"piacentinità") di Verdi sono parte non insignificante - riteniamo, e ritengono
musicologi insigni - della sua opera (e, perciò, della piena comprensione di
quest'ultima).
Asse portante della "rivendicazione" è l'opera di Mary Jane
Phillips Matz, che - nella sua prima edizione, subito andata esaurita - la Banca curò
già nel 1992. Da allora, molti anni sono passati: ma le prove della piacentinità di Verdi (che,
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forse, avrebbero potuto
essere meglio sfruttate, istituzionalmente) sono state magari - e volutamente - ignorate,
ma certo non sono state superate, e tanto meno efficacemente contraddette. Tutt'al più,
sono state - e vengono - saccheggiate, a riprova che la Phillips Matz rimane una delle
maggiori studiose di Verdi, nel mondo. A lei il ringraziamento dei piacentini. E il
rinnovato ringraziamento - in particolare - della banca locale, che ancora una volta -
com'è nelle sue tradizioni, perché anche per questo i piacentini l'hanno voluta e
vieppiù fatta crescere, fino alle attuali dimensioni - s'è fatta carico di valorizzare e
divulgare un importante aspetto della piacentinità. Anche per questo è stato realizzato
questo sito web. |
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Corrado Sforza
Fogliani
Presidente Comitato esecutivo
Banca di Piacenza |
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