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Verdi e il Risorgimento - La politica locale

L'impegno politico di Verdi si delinea già in gioventù e del Maestro gli italiani non ammirano soltanto l'arte, ma l'alta statura morale e la condotta civica. Verdi fa parte, ed è il pupillo, della Società Filodrammatica di Busseto, organismo assai politicizzato e caratterizzato, oltre che da una naturale propensione verso la musica, da forti spinte patriottiche. Giovanissimo, stando agli studi Mary Jane Phillips-Matz, Verdi si impegna nella scrittura di una partitura musicale e di un testo riferito al Cinque Maggio, l'ode di Manzoni sulla morte di Napoleone. Siamo intorno agli anni Trenta.

Giuseppe Verdi

La madre e la Patria, pezzo poco noto, è un brano vocale marcatamente patriottico, tipica ballata del primo Risorgimento, che incarna ideali giovanili, spinte unitarie e atteggiamenti vagamente radicali. L'arte di Verdi non è estranea ai suoi entusiasmi politici di uomo e di cittadino, ma la relazione non è quella di una subordinazione delle musica a fini esterni. La partecipazione di Verdi alla vita politica è intensa e sincera. Ma riguarda l'uomo. L'artista rifiuta di lasciarsi engager e non permette mai che la sua arte venga posta al servizio di fini estranei, anche se nobilissimi.

Carlo Fioruzzi

Nel 1859 a Sant'Agata, Verdi insieme alla Strepponi si fa promotore di una sottoscrizione per i feriti di guerra. Dopo la vittoria contro gli austriaci, Verdi viene nominato a rappresentare l'Assemblea del popolo. L'Assemblea approva all'unanimità "L'Unione delle Province Parmensi al Regno di Sardegna" e una commissione composta tra gli altri da Verdi (oltre che da Giuseppe Mischi e Carlo Fioruzzi) raggiunge Torino e incontra il re Vittorio Emanuele II per informarlo della notizia. Carlo Fioruzzi (1805-1875), avvocato e docente universitario, partecipa attivamente alle vicende risorgimentali piacentine nel 1848-49, conosce Verdi nel 1859 in occasione dell'Assemblea Costituente.

Giuseppe Manfredi (1828-1918) è l'animatore a Piacenza e a Parma degli eventi risorgimentali del 1859. Anch'egli ha modo di conoscere Verdi durante l'Assemblea Costituente. Nel 1913 partecipa a Parma alle grandi commemorazioni per il centenario della nascita del Maestro e per l'inaugurazione del monumento a lui dedicato, ricorda la figura di Verdi in un memorabile discorso.

Giuseppe Manfredi

Cavour

Verdi fa parte, insieme a Manfredi, del primo parlamento italiano a Torino nel 1861. Il Maestro ha uno sponsor di primo piano, Cavour, che si impegna personalmente affinché venga eletto deputato malgrado alcune perplessità dello stesso Verdi che, tuttavia, rimane in carica fino al termine del mandato. Nel 1874 viene nominato senatore del Regno. Tesse nuove amicizie piacentine, in particolare con la famiglia Piatti ha rapporti costanti. Camillo Piatti senior é sincero amico di Giuseppe Verdi, é direttore della Banca Nazionale a Piacenza; liberale è fedele ai propri ideali anche durante i rigurgiti reazionari.

Fa parte del Governo provvisorio nel 1848. Nel 1859, Piatti, rappresenta il collegio di Podenzano all'Assemblea del popolo quando viene votata l'adesione di Parma e Piacenza al Piemonte. Muore nel 1882. Il figlio Camillo junior, (1876-1923), che ha anch'egli modo di conoscere il Maestro, pronuncerà, a nome della città di Piacenza, il discorso commemorativo delle celebrazioni verdiane nell'ottobre del 1913 al Teatro Duse di Cortemaggiore.
Gli ottantotto anni della sua vita si estendono lungo il Risorgimento, e Verdi non è mai estraneo agli eventi che conducono l'Italia alla conquista dell'indipendenza e dell'unità nazionale. L'isolamento nella torre d'avorio dell'estetismo non è di suo gusto. La melodia verdiana resta una voce della coscienza nazionale e una autentica e determinante forza del nostro riscatto.

 

Verdi e il Risorgimento - La politica locale

Giuseppe Verdi si avvicina alla vita amministrativa e politica piacentina nel 1879, quando entra a far parte del Consiglio comunale di Villanova d'Arda dove resta in carica fino al 1884; nell'autunno del 1889 viene eletto consigliere provinciale nel mandamento (oggi si direbbe collegio) di Cortemaggiore.
Dopo l'Unità d'Italia Verdi gradatamente modifica le sue posizioni politiche e si avvicina ai liberali moderati. Manifesta uno spirito pragmatico e ha a cuore le sorti della comunità contadina di Villanova. Viene spesso a contatto con la condizione disagiata e misera dei contadini della Bassa piacentina. Verdi appartiene alla categoria degli imprenditori in cui è spiccato anche il senso della filantropia, tipico del capitalismo anglosassone della prima metà dell'Ottocento.

Questo sentimento lo induce a fondare l'ospedale di Villanova (l'inaugurazione della struttura ospedaliera ha luogo nel 1888). Eletto nel 1889 nel Consiglio provinciale di Piacenza, non parteciperà mai alle sedute dell'assise: i suoi ottant'anni, gli impegni musicali, la salute cagionevole e i quaranta chilometri che dividono Villanova da Piacenza (da raggiungere in calesse e lungo strade dissestate) lo inducono a disertare il Consiglio provinciale anche se è comunque attento alle vicende della vita amministrativa piacentina. Dà preziosi contributi alla soluzione di alcuni problemi della comunità di Villanova. Grazie ai suoi interessamenti, la strada comunale Villanova-Cremona passa sotto la cura della Provincia, si tratta di un avvenimento atteso da molti anni. Grazie alla formalizzazione del passaggio all'Amministrazione provinciale, l'arteria stradale che viene rimodernata e adeguata alle nuove esigenze di fine secolo.