Signor Presidente signore e signori sono davvero addolorato per non essere presente con voi questo pomeriggio ma dopo aver trascorso due ore alla stazione Termini bloccata dalla neve in entrata ed uscita ho deciso che non si poteva sfidare la provvidenza e mi sono arreso alla inadeguatezza delle Ferrovie nel dominare una emergenza annunciata. Non posso però mancare al gentile invito per rispetto a voi tutti e a Corrado Sforza Fogliani che testimonia in ogni occasione che la vera giovinezza non è quella anagrafica ma quella del pensiero. Nel suo libro raccontando la storia delle popolari Sforza Fogliani ha raccontato la storia delle libertà delle nostre comunità locali, della loro operosità e, purtroppo, anche delle profonde diversità tra il centro nord ed il mezzogiorno d’Italia. Questa simbiosi tra libertà locali e sviluppo delle banche popolari obbliga Assopopolari ad iniziare una lunga battaglia ed Un offensiva di persuasione contro il nuovo autoritarismo che si è ormai affacciato da tempo in Italia ed in Europa e nell’intero Occidente,l’autoritarismo finanziario. Da Reagan in poi si è affacciata e poi lentamente consolidata negli anni novanta una mutazione genetica della finanza che da infrastruttura al servizio della produzione di beni e servizi e’ diventata una industria a se stante dove la materia prima son quattrini ed il prodotto son più quattrini senza mai toccare il ciclo produttivo, quello, cioè, che garantisce la produzione di beni e servizi la cui diffusione alimenta il benessere delle popolazioni. Questo nuovo capitalismo finanziario sta producendo in tutto l’occidente un affanno della economia reale e profonde disuguaglianze sociali che a loro volta alimentano movimenti politici di protesta lasciando intravedere un difficile orizzonte sociale e politico. Ha ragione Sforza Fogliani quando nel suo libro rivendica che la banca di Piacenza non ha mai venduto un derivato la cui somma nei mercati finanziari ha raggiunto valori da capogiro, cioè circa dieci volte il pil mondiale. Questo riferimento di Sforza Fogliani testimonia che la mutazione genetica del capitalismo finanziario non ha toccato la gran parte delle popolari che son rimaste legate al vecchio e sano concetto di una finanza al servizio della produzione. Ma i tanti sostenitori del gigantismo bancario e finanziario dimenticano inoltre che la stessa struttura produttiva del nostro paese fatta per oltre il 95% da piccole e medie imprese richiede una diffusivita delle banche locali senza per questo cadere in un errore uguale e contrario a quello dei fautori del gigantismo.Grandi istituti di credito e banche popolari sono entrambe necessarie ad uno sviluppo economico in una stagione globalizzata che non può sopprimere,però,la vitalità delle realtà locali. Banche popolari, inoltre, hanno conservato nella propria attività creditizia quel profilo,antico e moderno ad un tempo,di valutare la storia dell’imprenditore ed il business plan che viene proposto evitando così di rimanere imprigionati nella logica dell’algoritmo i cui disastri, peraltro,hanno funestato più di una banca,in Italia ed in Europa. Purtroppo, però, c’è di più perché il capitalismo finanziario si è largamente intrecciato con la grande stampa di informazione costituendo così un potere senza volto che copre gli orrori dello stesso capitalismo finanziario. Valga per tutti la recente direttiva europea sul cosiddetto bail-in in cui la ridicola normativa che coinvolge in caso di risoluzione bancaria azionisti,obbligazionisti e addirittura i depositanti da centomila euro in su oltre che gli Stati membri,testimonia una stupidità intrisa,però, di avidità finanziaria. Secondo questa normativa dunque uno Stato membro non può intervenire per salvare una banca ove lo ritenesse necessario salvo poi ad essere coinvolto nel fallimento avvenuto scaricando sui contribuenti un onere a posteriori. In questo modo si lede un principio sempre valido in tutti i paesi democratici e liberali e cioè che i poteri ultimi non possono essere che dello Stato e non lasciati al mercato. E ancora ciò che non si consente ad uno Stato membro dell’Unione Europea, la direttiva europea lo consente ai fondi sovrani dei paesi dell’oriente del pianeta che non a caso stanno aumentando la loro influenza sui mercati internazionali. Quel capitalismo finanziario tanto applaudito da gran parte dell’informazione sta mutando in tal modo anche gli equilibri mondiali perché mentre l’Occidente produce ricchezze elitarie e impoverimento del ceto medio l’Oriente arricchisce gli Stati attraverso il dilagare della presenza dei fondi sovrani i quali, a loro volta, acquistano eccellenze industriali, creditizie e di servizi dell’occidente penetrando mercati emergenti come quelli africani.Vedete come queste profonde trasformazioni della economia e della finanza,partendo dagli ostacoli alla vita e dalla prosperità delle realtà locali e delle banche popolari arriva a determinare effetti negativi sugli equilibri mondiali con tutto quel che ne consegue. In Italia tutto ciò ha prodotto guasti notevoli. Nei mesi scorsi invano abbiamo spiegato che l’accusa da rivolgere alla onorevole Boschi non doveva essere quella di aver sollecitato l’attenzione di molti per salvare la Banca Etruria ma quella di non aver salvato, insieme a tutto il suo governo, le quattro banche dell’Italia centrale. Una colpa grave perché nel momento in cui il governo Renzi si accorse con grande ritardo di ciò che stava accadendo fu proposto l’intervento del fondo interbancario composto solo di risorse private. Mentre la Banca d’italia condivideva questo intervento la commissione europea ritenne che per via dell’obbligo di legge che imponeva alle banche private di alimentare quel fondo, quelle risorse dovevano essere considerate pubbliche. Un governo serio, forte del parere della propria banca centrale, avrebbe dovuto procedere al salvataggio e portare poi la commissione dinanzi alla corte di giustizia europea per difendere le proprie buone ragioni contro quella ridicola interpretazione.Cosi non avvenne ed accadde tutto ciò che abbiamo visto di tragico a danno dei piccoli risparmiatori e delle stesse finanze pubbliche. Signor presidente e gentili signore e signori venti anni di follia misti ad ignoranza e ad avidità hanno determinato, attraverso quell’intreccio finanza- informazione anche il saccheggio del paese. La finanza internazionale ha fatto passare di mano grandi settori manifatturieri e creditizi sottratti al controllo italiano per darlo a quello straniero con particolare riguardo ai nostri cugini francesi che hanno preso per se’,tra molte altre cose,anche Edison,Parmalat,BNL,Cariparma ed ultimamente Unicredit che a cascata ha messo al traino dei cugini d’oltrealpe anche Mediobanca e Generali senza che nessuno proferisse parola tranne chi scrive e pochi altri. Appena qualche mese dopo gli stessi francesi hanno bloccato l’acquisto dei cantieri di Saint Nazaire da parte di Fincantieri testimoniando, insieme alla Germania, che se in una stagione globalizzata uno Stato non conserva nelle proprie mani alcuni strumenti pubblici di mercato e’destinato a scomparire dallo scenario internazionale o tuttalpiù colonizzato.E l’Italia sembra abbia superato il punto di non ritorno su questo terreno. Il presidente Sforza Fogliani si è domandato perché,ad esempio, la riforma delle popolari ha indicato la soglia degli otto miliardi in su per far scattare l’obbligo della trasformazione in società per azione e giustamente rifletteva che il governo prima ha fatto una foto dell’universo delle popolari e poi ha deciso la soglia sulla base dell’appetibilità verso mercati finanziari. “De minimis non curat praetor” si è detto nei circoli finanziari e la politica che ha perso il suo primato si è adeguata e con essa la grande maggioranza dell’ informazione. E’ questo il motivo, caro presidente, per cui assopopolari dovrà prossimamente accentuare una iniziativa che partendo dalle grandi questioni di libertà e di sviluppo appena appena accennate possa rilanciare le ragioni della libertà delle comunità locali e delle proprie iniziative nel settore del credito così come in tutte gli altri settori. Ed e’ anche questo il motivo per cui sono davvero addolorato di non esser potuto stare tra voi in compagnia di tanti autorevoli opinionisti perché la montagna degli interessi contrapposti e negativi per il paese che dovremo scalare e’ davvero impervia ma coraggio, cultura e buon senso con lo sforzo di tanti potranno vincere una sacrosanta battaglia.Grazie per la vostra attenzione scusandomi ancora per la mia assenza. Paolo Cirino Pomicino