NOI PARTIGIANI
tanti i riferimenti piacentini
La testimonianza di Eligio Everri, salvato davanti al plotone di esecuzione – L’avventura a San Lorenzo di Castellarquato – MSI: Mussolini Sei Immortale – Del Boca e la parata della Liberazione – Missione in Valtrebbia per Mario Fiorentini: processo a Mussolini e amnistia Togliatti – 13 i piacentini citati
Sono tanti i riferimenti piacentini nel volume Noi Partigiani – Memoriale della Resistenza, a cura di Gad Lerner e Laura Gnocchi, prefazione di Carla Nespoli, ed. Feltrinelli. C’è, anzitutto, la testimonianza del partigiano di Travo Eligio Everri (cl. 1921), che si aggiunge ad altre 49 perché proprio questo, vuole essere la pubblicazione: una galleria di resoconti in prima persona, anche a scopo di “epurazione” dei tanti che si sono a cose fatte buttati dalla parte dei vincitori. Si riferisce, anzi, che Angelo Del Boca (gagliardo ultranovantenne, vive tra Torino e il suo castello di Lisignano, nel piacentino; novarese d’origine), “disceso a Piacenza con la sua brigata, che aveva combattuto in Val Trebbia, mal sopportò la parata della Liberazione, perché nelle file si erano imbucati troppi partigiani del giorno dopo”.
Torniamo comunque alla testimonianza Everri. Arruolatosi nella 4a Brigata della Divisione Giustizia e Libertà (comandata – com’è noto – dall’avv. Fausto Cossu, ufficiale dei Carabinieri), venne catturato dai repubblichini intorno a Travo – paese dove abitava già da prima del partigianato, fu catturato una volta che era andato a passare una notte a casa –, lo portarono in piazza a Mezzano Scotti, gli chiesero informazioni sulle forze partigiane, non le diede e il tenente che comandava i repubblichini disse allora ai suoi: “Benissimo, create un plotone di esecuzione che lo fuciliamo qui”. I militi si allontanarono per cercare uomini e ad Everri venne allora un’idea: “Signor tenente – gli venne di dire all’ufficiale – ammazzare me, non serve niente. Anzi, complica le cose” (entrambi sapevano che poco fuori del paese c’erano due brigate partigiane). In quel momento, tornarono gli altri militi repubblichini, a dire che non avevano trovato nessuno per comporre il plotone. La pattuglia repubblichina si spostò allora a Bobbio, dove Everri fu messo in cella singola nell’ambito della caserma dei Carabinieri (la stessa che c’è ancora adesso). Sarebbe stato fucilato alle 2 del pomeriggio, ma mezz’ora prima gli fu recapitato un pacchetto, con panini “bene imbottiti” di pane e salame, ma tra i quali ce n’era uno che aveva dentro un rotolino di carta con su scritto “Stai tranquillo, c’è già in corso il cambio. Ripeto, stai tranquillo”. Alle due in punto, prelevarono Everri e lo portarono in piazza Duomo, dove c’era il comando tedesco e dei repubblichini. Un ufficiale di questi lo avvicinò, gli bisbigliò qualcosa e lui capì che era deciso a salvarlo. Riportarono il partigiano piacentino in caserma e, giunto a questo punto del racconto, così Everri lo conclude: “Non ho mai capito chi e perché mi avesse salvato. So soltanto che dopo vennero i partigiani a liberarci”.
Di Castellarquato parla invece il milanese Vinicio Silva (cl. 1923), nella sua testimonianza. Partigiano, si rifugiò nel centro citato perché lì risiedeva una sua zia. Gli capitò di avere la possibilità di trattare un cambio (tre tedeschi contro uno) e così riuscì a liberare un suo amico, quasi cieco.
Veniamo ora a Mario Fiorentini (cl. 1918, a Roma non molto tempo fa lo ha incontrato Claudio Oltremonti, che ne ha scritto in una sua preziosa pubblicazione sulla Resistenza piacentina). Nel 1944 – incaricato di portare a termine la missione per catturare vivo Mussolini così da poterlo sottoporre a un processo – venne paracadutato oltre le linee nemiche, in Valtrebbia; vi rimase, cambiando nome quattro volte, poi i fatti precipitarono e finì tutto, a Salò, in modo imprevisto. Comunista, difende onestamente nel libro l’amnistia Togliatti: “Fu fatta prima di tutto a tutela dei partigiani, non per salvare i fascisti. Nonostante le critiche successive, resto convinto che fosse necessaria”.
In appendice, la pubblicazione Lerner – Gnocchi reca un registro (provvisorio) delle videotestimonianze partigiane realizzate per essere poi consegnate all’Anpi. Dodici i piacentini citati in questo elenco (quindi, 13 in totale i citati nel libro: 12 più Del Boca), eccone l’elenco, con luogo e data di nascita: Covati Agostino (Bobbio, 1927); Cravedi Renato (Piacenza, 1925); Everri Eligio (Travo, 1921); Fumi Pino (Piacenza, 1925); Gallarati Ferdinando (Piacenza, 1928); Gallarati Mario (Borgonovo Valtidone, 1929); Magnaschi Ugo (Gropparello, 1927); Magnaschi Ramalda (Gropparello, 1923); Po Cesare (Rivergaro, 1924); Scacchi Angelo (Piacenza, 1927); Scaramuzza Giacomo (Piacenza, 1923); Vocadri Mino (Vernasca, 1923).
c.s.f.