PERSONALITA' E GIORNALISTI DEI MAGGIORI GIORNALI ITALIANI A CONFRONTO A MILANO SUL LIBRO DEL PRESIDENTE SFORZA

«Se dovessi dare una definizione del mio libro, farei mia quella utilizzata da Italia Oggi: un atto d’orgoglio di un sistema (le banche popolari, ndr) che a tutt’oggi ha 16 milioni di clienti in Italia e il 20-25 per cento del mercato. Un sistema che va salvaguardato da chi ha cercato di distruggerlo, non facendo certo il bene del nostro Paese». Così il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani ha concluso la presentazione del suo ultimo libro (SIAMO MOLTO POPOLARI, ed. Rubettino) che si è tenuta venerdì pomeriggio nella sede ABI di Milano davanti a un numeroso pubblico (tanti i piacentini presenti). «Nino Sunseri (il giornalista di Libero che ha moderato il dibattito, ndr) ha mancato l’obiettivo di far litigare i relatori - ha affermato Sforza Fogliani - perché non c’è stato nessuno che si è schierato direttamente contro o a favore della riforma delle popolari (che prevede, per gli istituti con un patrimonio superiore agli 8 miliardi, l’obbligo di trasformazione in società per azioni, ndr). E la ragione è molto semplice: è una riforma che scappa dalle mani, come un’anguilla, che non ha né capo né coda e quindi è difficile dare della stessa giudizi taglienti».
«Il libro - ha proseguito il presidente di Assopopolari - ha come sottotitolo “Controstoria di una riforma che arriva da lontano e porta all’oligopolio bancario”, sottotitolo che, come ha scritto Italia Oggi, ne rappresenta la tesi fondamentale. Si analizza come e perché la riforma sia nata e i risultati che ha prodotto, di cui oggi ci si vergogna».
«Ci sarà pure un motivo - si è domandato Sforza - se tutte le banche colpite dalla riforma sono finite in mano a fondi esteri speculativi. O pensiamo davvero che la finanza internazionale sia una cosa evanescente. Sarà un caso, ma alcune banche prima della conversione in Spa andavano bene, dopo la trasformazione vanno male».
Il vicepresidente ABI ha quindi difeso le banche di territorio («cosa che nell’800 faceva anche la Banca d’Italia»), che hanno trasformato il Paese da agricolo in industriale grazie al finanziamento del sistema delle piccole e medie imprese e che rappresentano una tutela della concorrenza, senza la quale il sistema bancario diventa oligopolio, con poche banche, oltretutto non più italiane («le uniche italiane rimaste sono le popolari che non sono state toccate dalla trasformazione»), che faranno quello che vogliono. «E’ da pazzi un sistema nel quale - ha sostenuto Sforza Fogliani - le banche popolari sono condannate a non crescere» per non doversi trasformare in spa, in pratica per non dover perdere il proprio carattere cooperativo. Sul concetto di territorio, Sforza ha spiegato che non va inteso come legame fine a stesso: «Le banche popolari applicano il principio del birraio di Adam Smith, crescono se il territorio cresce e vanno in difficoltà se il territorio è in crisi. Per questo, non per particolare benevolenza, aiutano i territori di insediamento». Il futuro? «Lo vedremo - ha concluso il presidente di Assopopolari -. Intanto, possiamo dire che la riforma non ha giovato né all’economia italiana né alle banche. Credo che questo dibattito sia servito; è stata buona cosa organizzarlo, a favore del sistema bancario (le banche popolari sono le più patrimonializzate e quelle con la maggiore redditività) e dell’economia in generale. I relatori hanno espresso un ventaglio di opinioni libere, interessanti, qualificate. Noi andiamo avanti nella nostra battaglia perché crediamo che il sistema delle popolari vada salvaguardato nell’interesse dei risparmiatori, degli azionisti, del Paese».
Protagonisti del dibattito milanese l’ex ministro Giulio Tremonti, il presidente del Banco BPM, Carlo Fratta Pasini, il vicedirettore de il Giornale, Nicola Porro, il direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, Nicola Saldutti responsabile economia del Corriere della Sera, l’analogo di Repubblica Andrea Greco, l’economista Giovanni Ferri (docente alla Lumsa di Roma) e l’avvocato Fausto Capelli, docente di diritto comunitario.
A parere di Tremonti («un buon libro, quello di Sforza, può essere capito anche da chi non conosce l’argomento»), la riforma delle popolari in parte poteva essere condivisa «ma è stata sbagliata nella tempistica». Occorreva dare più tempo per l’entrata in vigore, sarebbe servito per adattare le strutture. «Non è stato fatto, così la riforma è una creazione artificiale, allevata in serra».
Fratta Pasini ha parlato di due «facce» del libro: «Una che condivido, dove si ristabilisce la verità rispetto alla fake news sulla crisi delle quattro popolari, quando invece solo l’Etruria la era. Anche se la bugia è stata preveggente e al secondo giro, quello delle venete, siamo di fronte a banche popolari». La seconda faccia è per il presidente di Banco BPM (banca, com’è noto, oggi Spa) «meno comprensibile» rispetto alla struttura del “giallo”: il delitto c’è stato «ma io alla tesi della cospirazione internazionale non ci credo; non credo al complotto. Anzi, assolvo chi ha votato la conversione del decreto di riforma “per non aver compreso il fatto”».
Porro ha criticato un certo modo («populista») di fare informazione in riferimento alla pubblicazione dell’elenco dei debitori di Veneto Banca e ha focalizzato l’attenzione sul problema della reputazione delle banche. «Dopo politici e giornalisti, i banchieri sono i più criticati. Compito dei cronisti fare da filtro per capire i motivi di questo scontento».
Il piacentino Magnaschi ha lodato in particolare la parte numerica in fondo al libro di Sforza: «Di solito i dati sono soporiferi, qui sono chiarificatori». Anche lui non crede al complotto «ma c’è stata quantomeno una coincidenza» e le banche straniere ne hanno approfittato. «Certo è - ha osservato - che molti politici italiani si danno da fare affinché gli oligopoli si affermino».
Greco (che ha scritto il libro Banche impopolari) ha sostenuto - soprattutto in riferimento alla situazione delle popolari venete - la tesi che questo sistema si è fatto trovare impreparato dalla crisi, su posizioni logore, con problemi di governance. «Le popolari a un certo punto si sono trovate in difficoltà e il governo ha fatto la legge».
Saldutti ha difeso i giornali («non è vero che sono populisti, fanno il loro mestiere»), ha definito il libro di Sforza «un atto d’amore verso le banche di territorio», si è domandato se il voto capitario («di per sé un valore») sia sempre stato usato «bene» e ha criticato il sistema delle popolari «che non si è accorto che il mondo andava molto più veloce. Il territorio è un valore ma le dimensioni sono importanti. Le fusioni andavano fatte». Sforza, sottovoce, ha commentato: “Al momento della riforma, non ero presidente io. Sono venuto dopo. E’ stato, anche, un suicidio, non un omicidio”.
Per Ferri «c’erano altre vie per affrontare la riforma delle popolari, ma governo e parlamento le hanno ignorate nonostante l’appello di numerosi docenti universitari». Il libro? «Ben scritto e argomentato, ma attribuisce la crisi delle banche a scelte sbagliate e a problemi di governance. Io credo invece che le ragioni siano di tipo macroeconomico».
L’avvocato Capelli ha fatto il punto sulle ordinanze del Consiglio di Stato che hanno smontato le tesi della Banca d’Italia riguardo la trasformazione in Spa delle popolari (oltre a preparare i quesiti di costituzionalità della riforma che la Consulta dovrà valutare in una prossima udienza) e ha suggerito: «Invece di perdere tempo con una commissione d’inchiesta sul passato, meglio sarebbe stato predisporre studi in contatto con le associazioni di categoria per trovare soluzioni che andassero incontro alle esigenze delle banche popolari».
Il libro di Corrado Sforza Fogliani (che ha in appendice una ricca documentazione fra cui le tabelle, con dati aggiornati al 13 settembre 2017, dei principali azionisti di undici banche spa italiane nonché le ordinanze del dicembre dell’anno scorso del Consiglio di Stato, il testo integrale dell’intervento del presidente di Assopopolari alla Camera sui 140 anni dell’Associazione e l’indice dei nomi e l’indice delle banche citate) verrà presentato a Roma, nella sede dell’ABI (Palazzo Altieri, Piazza del Gesù, ore 17,30) martedì 12 dicembre.

Emanuele Galba

 

Newsfood.com

 

Il Giornale, 11.12.'17

 

Italia Oggi, 9.12.'17

 

Libero, 5.12.'17

La Repubblica, 5.12.'17


ITALPRESS

ITALPRESS

ITALPRESS

Le Popolari sono state aggredite da una legge che giova alle grandi banche internazionali e punisce

MF, 29.11.'17

corrieredelsud.it


LIBRO DEL PRESIDENTE SFORZA

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