SUCCESSO DELL'APERTURA AL PUBBLICO DELLA SEDE A PIACENZA DI BANCA D'ITALIA

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SUCCESSO DELL’APERTURA AL PUBBLICO
DELLA SEDE A PIACENZA
DI BANCA D’ITALIA

Palazzo Mandelli, sede della Banca d’Italia a Piacenza, è stato eccezionalmente aperto al pubblico con un evento dal titolo “A casa di Maria Luigia”. Si sono susseguite visite guidate con lo storico dell’arte Alessandro Malinverni, Conservatore della Fondazione Gazzola di Piacenza, presente anche il Vicedirettore della Filiale di Piacenza della Banca d’Italia Gennaro Marrone.
La famiglia Mandelli.
In età medievale un ramo dell’antica famiglia Mandelli, di origini lombarde, si trasferì a Piacenza dove ricoprì cariche podestarili. Dal 1300 si ebbero i Mandelli piacentini, i quali divennero feudatari e marchesi di Caorso. La nobile famiglia si estinse nel 1827 e il palazzo di loro proprietà (si ha notizia che possedessero immobili, nei pressi dell’attuale Palazzo Mandelli, già in epoca medievale) passò di mano, diventando residenza dei duchi. Dopo ancora, ospitò la Prefettura e la Provincia e, infine, fu acquistato dalla Banca d’Italia nel 1913.
Il Palazzo.
Palazzo Mandelli è uno degli edifici più significativi della città di Piacenza. Lungo 75 metri ed alto 15, seguiva appieno una tradizione locale che prediligeva un accentuato sviluppo longitudinale degli edifici, sovente quale risultato di accorpamento di più fabbricati preesistenti, con uno sviluppo verticale assai limitato, allo scopo di non prevaricare il contesto architettonico.
L’edificio – che occupa tutto l’isolato compreso tra via Borghetto, via San Marco e via Mandelli – è stato realizzato incastonandolo tra due cortili: uno nobile e l’altro di servizio. E le vie che circondano il Palazzo sono ancora quelle di età romana, strette a tal punto da non concedere al passante di apprezzarne in pieno la maestosità: la visuale, infatti, risulta sempre compromessa e incompleta. All’interno, si trova una lunga scala centrale, che porta al piano nobile, dalle decorazioni tardo settecentesche.
Fu residenza della duchessa Maria Luigia d’Austria, imperatrice dei francesi, che per sette mesi (febbraio-agosto 1831), con la sua corte, si ritirò a Piacenza, città e fortezza di tutto affidamento per la presenza di un presidio austriaco.
«L’appartamento occupato da Maria Luigia – ha detto lo storico dell’arte Alessandro Malinverni – si sviluppa su diverse stanze, una delle quali era la stanza della musica, della quale abbiamo ritrovato una rappresentazione coeva. Esiste infatti un acquarello di Giuseppe Naudin, conservato al museo Glauco Lombardi di Parma, nel quale è rappresentata la stanza all’epoca della duchessa, con tanto di personaggi della corte e gli arredi da lei voluti».
«Il pubblico ha la possibilità, grazie a queste visite straordinarie organizzate dalla Banca d’Italia – ha proseguito Malinverni –, di ripercorrere tutto l’appartamento che era stato messo a disposizione da Bernardino Mandelli ad uso esclusivo della sovrana e, in epoca successiva, utilizzato dagli ultimi discendenti della famiglia Borbone».
«Si dice che Maria Luigia andasse a pregare nella chiesa di San Dalmazio (che è situata fronte strada a Palazzo Mandelli) – ha spiegato Malinverni – e leggenda vuole che per arrivarci percorresse un passaggio segreto sotterraneo, per sfuggire agli sguardi indiscreti della gente nonché per motivi di sicurezza. Tuttavia non c’è traccia di questo passaggio e non è plausibile pensare che la sovrana scendesse nei sotterranei per fare questi pochi metri. Se un passaggio ci fosse stato, sarebbe stato di cavalcavia, che le avrebbe consentito di rimanere al piano nobile. In ogni caso, per i momenti di preghiera, Maria Luigia disponeva di un oratorio privato, situato all’interno del suo appartamento».
«Questo genere d’iniziativa si inserisce in un contesto più ampio, con l’intenzione di valorizzare il patrimonio storico/artistico dei palazzi di proprietà di Bankitalia» ha chiosato il  vice direttore Gennaro Marrone. «I fini ultimi di questa iniziativa sono necessariamente legati sia al voler dare l’opportunità alla cittadinanza di riappropriarsi ed apprezzare quei monumenti normalmente chiusi al pubblico, sia per fare in modo che la gente possa conoscere Banca d’Italia, comprendendo qual è il ruolo e la funzione di questa istituzione centenaria».
Entusiasti i partecipanti, che - al termine della visita - sono stati tutti omaggiati con una simpatica bricchetta di banconote triturate.

Stefano Pancini

SUCCESSO DELL'APERTURA AL PUBBLICO DELLA SEDE A PIACENZA DI BANCA D'ITALIA

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